Dossier

Le conseguenze socio-economiche del terremoto in Siria

Il terremoto del 6 febbraio 2023, con quasi 6.000 morti e oltre 12.000 feriti nella sola Siria, è stata un’ulteriore tragedia per una popolazione che viveva già una situazione molto drammatica. Le distruzioni e i danni materiali, oltre alle crescenti difficoltà socioeconomiche all’interno della società, sono tutti fattori che hanno contribuito all’aumento dei prezzi e alla perdita di posti di lavoro. Nell’articolo, che fa parte di un dossier sulle conseguenze del terremoto che ha colpito la Siria e la Turchia nel febbraio 2023, frutto di una collaborazione tra OrientXXI e UntoldStories, Joseph Daher analizza l’impatto socio-economico del terremoto sulla popolazione siriana.

«It is the Great Syria».

Sono oltre 8,8 milioni le persone colpite dalle conseguenze del terremoto nei governatorati di Idlib, Aleppo, Latakia e, in misura minore, Hama e Tartus. Le popolazioni che vivono nelle regioni controllate dell’esercito turco e dal gruppo armato jihadista salafita Hay’at Tahrir Sham (HTS) sono state le più colpite con oltre 4.500 morti e 8.700 feriti. Inoltre, sono migliaia le persone rimaste senza casa e più di 10.600 gli edifici. parzialmente o completamente distrutti. Gli aiuti umanitari internazionali in queste zone sono stati però molto ridotti e lenti, rispetto alle zone controllate dal regime siriano, che ha ricevuto aiuti da più di 30 Stati per un totale di varie migliaia di tonnellate. Nel frattempo, il regime siriano ha cercato di riaffermare la centralità del suo potere cercando di controllare, o almeno influenzare, l’organizzazione e la distribuzione degli aiuti umanitari in tutto il paese.

Impatti umani e distruzione

Il terremoto ha causato circa 5,1 miliardi di dollari di danni materiali stimati (che vanno da 2,7 miliardi di dollari a 7,9 miliardi di dollari date le incertezze intrinseche), secondo un rapporto della Banca Mondiale (BM)1.

Il settore che ha riportato il maggior numero di danni materiali è quello immobiliare. Secondo le stime della Banca Mondiale, sono oltre 87.000 le case, che rappresentano quasi il 4,80% degli edifici totali di tutta la Siria, parzialmente danneggiate o distrutte per un costo totale di circa 881 milioni di dollari. Il valore delle proprietà danneggiate o distrutte equivale a circa il 10% del PIL. Le spese di ricostruzione e ripresa economica sono stimate in circa 7,9 miliardi di dollari.

Inoltre, quasi 170.000 lavoratori hanno perso il lavoro a causa del terremoto e oltre 35.000 micro, piccole e medie imprese (MPMI) sono state colpite, secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL). Questa temporanea “disoccupazione” ha comportato perdite totali di reddito da lavoro di quasi 5,7 milioni di dollari al mese. In alcuni quartieri di Aleppo, città duramente colpita dal terremoto, molte officine e piccole imprese hanno cessato ogni attività nelle settimane successive al terremoto, mettendo in cassa integrazione i lavoratori, a causa della partenza forzata della manodopera locale verso regioni più sicure e per il timore del crollo degli edifici.

A causa del terremoto, il prodotto interno lordo (Pil) della Siria potrebbe contrarsi nel 2023 del 5,5%, da quanto emerge dal rapporto diffuso dalla Banca Mondiale. Un PIL che si era già più che dimezzato tra il 2010 e il 2020, con un ulteriore calo di quasi 12% negli ultimi tre anni.

Aumento dell’inflazione e del costo della vita

Il violento sisma di febbraio ha avuto ripercussioni economiche anche nelle zone controllate dal regime siriano con un aumento di circa il 30% del prezzo del cibo e di altri beni di prima necessità nelle settimane successive al disastro, peggiorando ulteriormente la situazione. Il governo siriano non saputo né potuto reagire a questi nuovi aumenti dei prezzi, il che ha provocato molte critiche tra la popolazione. I prezzi delle principali materie prime e di altri beni sul mercato sono aumentati dal 50% al 100% poco prima e lungo tutto il mese di Ramadan. Ad esempio, i proprietari di negozi di abbigliamento ad Aleppo hanno aumentato i prezzi degli articoli del 50%, dopo averli moltiplicati per 3 rispetto al Ramadan dello scorso anno.

L’aumento dei prezzi fa parte di una più generale situazione di crisi economica. Per l’anno 2023, l’ONU ha stimato che quasi 15,3 milioni di persone in Siria avranno bisogno di aiuti umanitari, tra cui 2,1 milioni di sfollati, mentre oltre il 90% della popolazione vive ormai sotto la soglia di povertà. Negli ultimi dieci anni, il tasso d’inflazione è salito alle stelle. Un’inflazione stimata tra il 113,5% e il 114% nel 2020, tra il 101% e il 111% nel 2021 e tra il 55% e il 55,7% nella prima metà del 20222.

Dall’inizio del 2022, il tasso d’inflazione è aumentato significativamente anche nelle aree controllate da Tahrir al-Sham (HTS) e dai militari turchi nel nord-ovest della Siria a causa della svalutazione della lira turca3.

L’alto tasso d’inflazione e la continua svalutazione della sterlina siriana per ragioni strutturali e per l’assenza di politiche economiche in grado attenuare le perdite di reddito reale della popolazione, hanno avuto un forte impatto sul potere d’acquisto con un aumento significativo del costo della vita. Nel 2022, il costo medio della vita per una famiglia siriana di cinque persone a Damasco è aumentato da 2.026.976 SYP (equivalenti a 802,8 USD al tasso di cambio ufficiale attuale di 2.525 SYP/USD) nel gennaio 2022 a 4.012.178 SYP (equivalenti a 887,26 USD al tasso di cambio ufficiale attuale di 4.522 SYP) nel gennaio 2023, mentre il costo minimo della vita è aumentato nello stesso periodo da 1.266.860 a 2.507.611 SYP (equivalenti rispettivamente a USD 501,7 e USD 554,5), con un aumento annuo di oltre il 97,9%, mentre il salario minimo è rimasto bloccato a 92.970 SYP, vale a dire 14,3 USD al tasso di cambio ufficiale di 6.532 SYP. Lo stipendio mensile di più della metà dei lavoratori del settore pubblico è inferiore a 200.000 SYP (30,6 USD). Lo stipendio medio mensile nel settore privato oscilla, invece, tra 300.000 e 500.000 SYP (46 e 77 USD).

Alla fine di marzo 2023, c’è stato un nuovo aumento del costo della vita per una famiglia siriana pari a 5,60 milioni di SYP (861,5 USD). Oltre alle conseguenze della guerra, questa situazione economica ha rafforzato le dinamiche spingendo un numero significativo di lavoratori altamente qualificati ad emigrare in cerca di migliori condizioni di vita e di lavoro.

Gli incentivi puntualmente stanziati dal governo siriano non hanno avuto alcun effetto sulle misere condizioni in cui versano i lavoratori e le classi popolari in Siria. Gli ultimi bonus da parte di Damasco sono stati erogati a metà aprile 2023, con un’indennità finanziaria per i pensionati e i dipendenti statali, incluso le forze armate, di 150.000 SYP (23 USD).

Le rimesse della diaspora come strumento di sopravvivenza

Vista la crisi, i lavoratori stanno cercando con ogni mezzo fonti alternative di reddito per far fronte alle loro spese giornaliere e mensili. Nel settore pubblico, cresce il numero di dipendenti che fanno sempre più lavori dopo le loro ore di lavoro, mentre è in aumento anche il costo delle tangenti. Sono tanti i lavoratori che dipendono dagli aiuti umanitari, ma soprattutto dalle rimesse della diaspora siriana.

Le rimesse rappresentano un’importante fonte di entrate in valuta estera verso la Siria. Prima del 2011, le rimesse dalla diaspora erano stimate intorno a 1,6 miliardi di dollari. Da anni, si aggirano su svariati miliardi di dollari all’anno e sono diventati, negli ultimi dieci, un mezzo di sostentamento primario per ampie fasce di popolazione. Dopo il terremoto, un cospicuo volume di fondi della diaspora siriana sono arrivati in ogni regione della Siria, soprattutto per aiutare famiglie e parenti a far fronte ai bisogni più urgenti. Nelle zone controllate dal regime, le aziende trasferimento di denaro come Western Union hanno visto lunghe code di persone che cercavano di mettere le mani sui soldi inviati dai parenti all’estero, mentre il sistema informale dell’hawala4, nelle zone non controllate dal regime siriano, nel nord-est dell’opposizione hanno visto anche un massiccio afflusso di fondi, ad esempio nelle città di Afrin e Idlib. Ad Aleppo, secondo il quotidiano al-Watan, un terzo della popolazione della città riceve le rimesse della diaspora.

Conclusione

Sebbene i terremoti siano catastrofi naturali, le principali responsabilità di questa nuova catastrofe umana ricadono sul regime siriano, che ha creato le condizioni perché con la distruzione causata durante la guerra contro gran parte della popolazione, con le sue politiche economiche, la corruzione, e strumentalizzando politicamente gli aiuti umanitari, in particolare impedendo o riducendo l’arrivo degli aiuti ai territori al di fuori del suo controllo.

Inoltre, le crisi economiche estere (come l’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022 e la crisi economica in Libano dell’ottobre 2019) e le sanzioni hanno senza dubbio contribuito alle difficoltà economiche del paese, incluso l’alto tasso d’inflazione e l’impoverimento della popolazione, ma le principali responsabilità dell’attuale crisi e la miseria economica per il 90% della popolazione sono da addebitare alle politiche del regime siriano. Contestualmente alla guerra e alla repressione contro gran parte della popolazione siriana e alla distruzione delle infrastrutture, le politiche economiche neoliberiste, soprattutto con la liberalizzazione del commercio, la corruzione che ha favorito le reti commerciali vicine al regime e le misure di austerità hanno impedito azioni per combattere l’inflazione e fermare la svalutazione dei salari e del potere d’acquisto della popolazione.

Sono molte le misure che potrebbero essere adottate per risolvere questi problemi, come il controllo dei prezzi e dei canali d’importazione con misure statali, adeguando i salari ai tassi d’inflazione. Tuttavia, senza un movimento dal basso che faccia pressione sul regime siriano a livello nazionale, non ci sarà alcun miglioramento nella vita della popolazione. Una situazione che ripropone ancora una volta la questione di un’alternativa progressista e democratica con un programma inclusivo e socio-economico a favore delle classi popolari a tutti i livelli.

1Secondo lo stesso rapporto, “i danni diretti agli edifici residenziali rappresentano quasi la metà della distruzione totale (48,5% della stima mediana, o 2,5 miliardi di dollari), mentre un terzo dei danni (33,5%, o 9,7 miliardi di dollari) riguarda edifici non residenziali (strutture sanitarie, scuole, edifici del settore pubblico e privato, ecc.), e il 18% (0,9 miliardi di dollari) delle infrastrutture (trasporti, elettricità, acqua e telecomunicazioni)”.

2Queste cifre si basano sull’Ufficio centrale di statistica con sede a Damasco e sul Centro siriano per la ricerca politica (SCPR). L’Ufficio centrale di statistica ha riportato i prezzi solo fino alla fine del 2020. L’SCPR, che utilizza fonti nazionali, cerca di fornire una stima più completa e accurata dei prezzi al consumo. Le indagini condotte dall’SCPR hanno riguardato tutti i governatorati e le diverse aree di controllo. Avevano 59 mercati, di cui 30 situati nei centri dei governatorati e 29 al di fuori dei governatorati. Sulla base dei seguenti criteri, i mercati sono stati scelti per riflettere adeguatamente la maggior parte delle regioni geografiche della Siria.

3La lira turca è stata sempre più utilizzata come valuta principale al posto della sterlina siriana in queste regioni dal 2020. A Idlib, il governo della salvezza controllato da HTS ha iniziato a pagare gli stipendi in lire turche dalla fine di maggio 2020 e lo ha adottato poche settimane dopo, a metà giugno dello stesso anno, come principale valuta di circolazione e pagamento del mercato al posto della sterlina siriana.

4l’hawala è un antico metodo di trasferimento di denaro ancora in uso nel Medio Oriente e non solo, un tempo utilizzato dai mercanti sulle lunghe rotte commerciali come la Via della seta per evitare di portare con sé grosse quantità di denaro e di subire rapine.[NdT].