Diario da Gaza 3

“Paracadutare gli aiuti è come dare da mangiare ai cani”

Rami Abu Jamous scrive il suo diario per Orient XXI. Giornalista fondatore di GazaPress, un’agenzia di stampa che forniva aiuto e traduzioni ai giornalisti occidentali, Rami ha dovuto lasciare il suo appartamento a Gaza con la moglie e il figlio Walid di due anni e mezzo. Ora condivide un appartamento con due camere da letto con un’altra famiglia. Nel suo diario, racconta la sua vita quotidiana e quella degli abitanti di Gaza a Rafah, bloccati in questa enclave miserabile e sovraffollata. Questo spazio è dedicato a lui.

Palestinesi osservano un aereo americano che trasporta pacchi alimentari mentre sorvola una spiaggia nella Striscia di Gaza prima di far cadere gli aiuti umanitari con il paracadute, il 2 marzo 2024.
AFP

Domenica, 3 marzo 2024

Sabato notte a Rafah ci sono stati pesanti bombardamenti da parte dell’artiglieria israeliana. Nella città di Khan Younis hanno perso la vita 13 membri della famiglia Abu Aina. L’esercito israeliano ha circondato la città di Hamad, a ovest di Khan Yunis, con l’obiettivo di liberare dei prigionieri. Ci sono cadaveri ovunque.

Oggi però vorrei parlarvi di un’ultima novità: gli aiuti umanitari lanciati con il paracadute. Mai visto una cosa del genere. Nelle ultime settimane è diventata una moda far planare dal cielo qualche pacco con aiuti umanitari. A lanciare gli aiuti sono state l’aviazione egiziana e giordana, ma ieri sono arrivati anche gli americani. La cosa che non capisco però è perché tutti si comportino con noi in questo modo. Vogliono far vedere al mondo intero, e in particolare alle loro rispettive popolazioni, che stanno aiutando Gaza, ma in realtà la stanno umiliando.

Questo modo di paracadutare qualche aiuto umanitario è come dare da mangiare ai cani. Quando gli si lancia qualcosa da mangiare, i cani accorrono. Nel nord della Striscia, e soprattutto nella città di Gaza, c’è una situazione di grande carestia. I bambini stanno morendo a causa della malnutrizione. Questa settimana sono morti due bambini, che riposino in pace. Solo perché non avevano da mangiare. E loro ci lanciano qualche sacco di farina e riso... È un’umiliazione! Gli israeliani lo sanno, ecco perché hanno dato il via libera. Per poter distribuire gli aiuti con i lanci aerei, bisogna avere il loro consenso. Sono le autorità israeliane a indicare il luogo dove gli aerei devono sganciare gli aiuti umanitari, sono sempre loro a dare le coordinate GPS. Si fa tutto seguendo le indicazioni degli israeliani. Quello che non capisco è perché questi Stati, invece di fornire aiuti in modo dignitoso, lo facciano in maniera così umiliante. Non ci servono degli aiuti dati come una tale umiliazione dal momento che viviamo già l’umiliazione dell’occupazione, sotto un continuo sgancio di bombe. Non sono aiuti umanitari quelli che ci vengono lanciati, ma sono un modo per umiliarci. Non mi capacito di come il Canada o la Francia, che ha già partecipato ad altri lanci, possano chiedere di prendere parte a questo genere di operazioni, o gli Stati Uniti... È mai possibile che quelle che consideriamo superpotenze non possano distribuire aiuti e rifornimenti alla popolazione di Gaza in maniera dignitosa?

Quando gli Houthi hanno impedito alle navi di attraversare il Mar Rosso, tutti in gran fretta hanno cercato di far passare dignitosamente le merci in Israele. Perché non lo si fa anche per Gaza? Perché gli Emirati Arabi Uniti e la Giordania hanno aperto i gate, i terminal, ecc. per gli israeliani1, ma quando si tratta dei palestinesi, si deve ricorrere sempre all’umiliazione? Siamo esseri umani. Tutti questi Stati stanno fornendo aiuti e armi all’Ucraina. Non vedo la differenza tra Ucraina e Palestina. Noi viviamo sotto l’occupazione degli israeliani, l’Ucraina è occupata dalla Russia. Tutti si stanno mobilitando per gli ucraini, e lo stanno facendo in modo dignitoso. Non abbiamo gli occhi azzurri e i capelli biondi, ma siamo esseri umani.

Per gli Stati Uniti, c’è un’altra questione: sono loro che forniscono agli israeliani le armi più sofisticate da sganciare sulle nostre teste e, allo stesso tempo, ci umiliano con il pretesto di fornire aiuti umanitari. Non so se in questo mondo ci sia più schizofrenia o cieca ipocrisia. Basta! Bisogna dire basta a questo mondo. Se vogliono aiutarci, lo facciano in maniera dignitosa. Siamo già stati abbastanza umiliati. Viviamo sotto occupazione, abbiamo perso i nostri cari, abbiamo perso le nostre case, il nostro lavoro. Tutto ciò che ci rimane è la dignità. E ce la stanno portando via. È una cosa che non accettiamo. Sarebbe meglio morire piuttosto che accettare un pezzo di pane che ha il sapore dell’umiliazione.

1Rami Abu Jamous si riferisce al ponte terrestre costruito tra Dubai e Haifa attraverso l’Arabia Saudita e la Giordania, così come a quello che è stato creato tra Egitto e Israele, per aggirare il Mar Rosso. [Ndr].