A nord di Gaza continua la campagna di sterminio degli abitanti di Jabalya

A nord di Gaza, si sta consumando l’ennesima tragedia umana nel campo profughi di Jabalya, dichiarato zona militare e sotto assedio totale dal 12 ottobre. Uno dei pochissimi giornalisti ancora presenti sul posto è stato ucciso durante un raid aereo israeliano. Orient XXI ha raccolto le voci di chi vive in questo cimitero a cielo aperto.

L'immagine mostra una scena di una città con edifici distrutti e rovine visibili. La strada è affollata da persone che camminano e da veicoli, inclusi motocicli e carretti. La polvere sollevata dall'ambiente circostante crea un'atmosfera di desolazione. In lontananza si vedono ulteriori segni di distruzione, con detriti sparsi lungo i lati della strada. L'insieme comunica un forte senso di difficoltà e resilienza in un contesto di crisi.
Jabalya, 12 ottobre 2024. Dei palestinesi portano via i loro averi mentre fuggono dalle zone a nord di Gaza City, nel nord della Striscia di Gaza
Mahmoud Issa / Middle East Images / Middle East Images via AFP

Persone affamate, esauste e costrette a spostarsi sotto le raffiche dei proiettili: sono queste le condizioni infernali descritte dagli abitanti della zona nord della Striscia di Gaza, contattati dalla redazione di Orient XXI nelle ultime 48 ore. A più di un anno dall’inizio della guerra a Gaza, sembra profilarsi lo scenario peggiore per questo territorio isolato, ormai tagliato fuori dal resto del mondo e senza aiuti umanitari. La popolazione che vive qui sta cercando di sopravvivere, malgrado l’assedio totale imposto dall’esercito israeliano dal 12 ottobre 2024. Secondo Giora Eiland, maggiore generale in pensione, ex stratega delle forze di difesa israeliane ed ex capo del Consiglio di sicurezza nazionale israeliano, il piano dell’Idf è quello di affamare “i quasi 5.000 membri di Hamas” presenti nella regione.

I circa 100.000 abitanti del campo profughi di Jabalya sono già estremamente provati: un crocevia molto trafficato all’interno del campo è stato già teatro di un raid israeliano all’indomani del 7 ottobre 2023, con un bilancio di 50 vittime e numerosi feriti. Dopo, si sono susseguiti decine di altri massacri, sempre più mortali, che però non sono riusciti a mandare via del tutto gli abitanti del campo, discendenti dei profughi della Nakba e coscienti delle mire espansionistiche di Israele. L’attuale offensiva arriva dopo l’annuncio da parte dell’esercito israeliano, in due occasioni, a maggio e a luglio 2024, della fine delle sue operazioni militari nel nord di Gaza.

Il 7 ottobre 2024, un intero quartiere residenziale nel nord della Striscia è stato distrutto, mentre i soldati israeliani si complimentano del loro operato.

Alla rotonda di Abu Sharar, nel cuore del campo, le scene sono apocalittiche: strade distrutte ed edifici sventrati rendono irriconoscibile il paesaggio urbano. Gli abitanti danno la colpa della distruzione all’uso da parte dell’esercito israeliano di robot carichi di esplosivo, impiegati in maniera indiscriminata. Un video diffuso da Al-Jazeera, nel maggio 2024, aveva già confermato l’impiego di armi telecomandate a Jabalya da parte delle forze israeliane.

“Morire di fame o arrendersi”

Il 6 ottobre 2024, Avichay Adraee, portavoce in arabo dell’esercito israeliano, ha dichiarato zona militare il nord della Striscia, ordinando a tutti gli abitanti di evacuare l’intera area. Però, come accade dall’inizio della guerra, ogni volta che gli abitanti tentano di evacuare la zona, anche seguendo le indicazioni, finiscono sotto il fuoco dell’esercito israeliano.

L'image semble être une carte annotée, probablement d'une région spécifique, avec des zones délimitées et des indications concernant l'accès ou les restrictions. Les différentes zones sont entourées de lignes jaunes, et il y a des mentions de services ou d'interdictions. Des icônes ou symboles peuvent négativement signaler certaines zones. Le texte en arabe pourrait expliquer les conditions d'accès pour les résidents, en précisant des mesures de sécurité.
Screenshot dell’ordine d’evacuazione pubblicato su X il 6 ottobre 2024 da Avichay Adraee, portavoce in arabo dell’esercito israeliano, che indica come sole vie di fuga: la strada costiera di Al-Rachid e la strada Salah al-Din.
Esercito israeliano/X.

Contattato da Orient XXI, Issa Saadallah, un abitante rimasto bloccato nel campo di Jabalya con tutta la sua famiglia, ci ha detto di non essere riuscito a lasciare la zona per l’assenza di vie di fuga sicure. “Non possiamo spostarci per la presenza dei cecchini e per i droni israeliani che continuano a sorvolare il cielo”, ha spiegato. A conferma della sua testimonianza c’è un video verificato e condiviso su Facebook il 9 ottobre 2024 che mostra degli sfollati in fuga a piedi dal nord della Striscia presi deliberatamente di mira, nonostante siano su una delle due arterie indicate dall’esercito.

Visto che gli ostaggi israeliani non sono in cima all’agenda militare di Tel Aviv, ogni luogo può essere un obiettivo legittimo per i caccia israeliani, sempre abbondantemente riforniti dagli USA. Nella loro linea di tiro c’è anche l’ultima panetteria a nord della Striscia, rasa al suolo da un raid israeliano l’8 ottobre 2024. Varie agenzie delle Nazioni Unite, tra cui il Programma alimentare mondiale (PAM), hanno già espresso preoccupazione, a maggio 2024, per la “situazione alimentare catastrofica, prossima alla carestia” nel nord di Gaza. Oggi, chi vive nel campo è “da almeno venti giorni” che non riceve cibo o acqua, ci dice un abitante di Jabalya.

Dall’assedio dell’esercito israeliano, gli abitanti si trovano di fronte a un dilemma: arrendersi o morire di fame. Un’operazione che sembra ricalcare il piano di Giora Eiland presentato il 4 settembre 2024. In un video pubblicato su YouTube che illustra, con l’ausilio di mappe, la strategia militare da applicare per riconquistare il nord della Striscia di Gaza, Eiland lo spiega in dettaglio: “Non vi stiamo consigliando di lasciare il nord della Striscia, ma vi stiamo ordinando di evacuare zona... nessun rifornimento entrerà in questa parte del territorio”. Affamare la popolazione dopo averla cacciata da quest’area fa parte di un piano più ampio per annettere il nord di Gaza, dopo averla liberata dalla sua popolazione1.

“Uccidere gli ultimi testimoni”

Per portare a termine la sua opera, il governo Netanyahu sta cercando ancora una volta di tenere lontano i testimoni, compresi i giornalisti, a cui è vietato l’accesso nell’enclave palestinese. Per di più, con lo scoppio della guerra di Israele in Libano, gli ultimi eventi a Gaza così come i frequenti raid dell’esercito israeliano sul territorio siriano sono ormai sempre meno coperti – o addirittura invisibili – dal punto di vista mediatico.

Uno degli ultimi giornalisti di Jabalya, il diciannovenne Hassan Hamad, è stato ucciso il 6 ottobre, colpito nella sua casa da un cecchino. Secondo Al-Jazeera, il giornalista aveva ricevuto delle minacce da parte dell’esercito israeliano che gli aveva ordinato di interrompere le riprese. Anche Fadi al-Wahidi, cameraman del canale pan-arabo, è stato ferito il 9 ottobre da un proiettile, insieme al suo collega Tamer Lobod, mentre stava filmando i bombardamenti e le operazioni militari nel campo di Jabalya. Il corpo di Fadi al-Wahidi è rimasto in strada per diverse ore prima di poter essere trasportato in ospedale. Le condizioni dei due giornalisti sono ancora critiche.

L'image semble montrer deux scènes distinctes. À gauche, on voit un homme portant un gilet avec l'inscription "PRESS", qui semble s'adresser à la caméra dans un environnement urbain, sous un ciel ensoleillé. À droite, il y a une vue d'un trottoir avec un bâtiment en arrière-plan et, visiblement, une personne allongée sur le sol. L'atmosphère semble sérieuse, suggérant peut-être une situation d'urgence ou de crise.
(A sinistra) Screenshot dell’ultimo video pubblicato su Instagram dal giornalista di Al Jazeera Fadi al-Wahidi. Qualche ora dopo, viene colpito dall’esercito israeliano (a destra). Esercito israeliano/X
Fadi al-Wahidi/Instagram.

Oggi, l’unico giornalista professionista che continua a trasmettere immagini da questa zona è Anas al-Sharif, corrispondente del canale qatariota, che ha però ricevuto minacce dall’esercito israeliano via WhatsApp. Pronto al peggio, come la gran parte degli abitanti del campo, ha postato un toccante messaggio d’addio sul suo account X.

Le strade sono ricoperte di cadaveri

Di fronte a questo calvario, gli abitanti sono indifesi. “Siamo in preda al terrore. Di continuo, ci sono raid aerei e bombardamenti, accompagnati da operazioni di terra su tutto il campo. Alle équipe mediche è vietato intervenire in soccorso dei feriti o anche far evacuare le vittime”, ci racconta Issa Saadallah.

Oltre a dover affrontare già molti ostacoli, il personale medico è anche sotto il tiro dei raid israeliani. In un video, verificato da Orient XXI, del 14 ottobre 2024 si vedono due operatori sanitari che tentano di evacuare dei feriti nei pressi dell’ospedale Al-Yemen Al-Saeed. Riescono a sfuggire per un pelo a un raid aereo a pochi metri da loro. Pochi giorni dopo, anche gli sfollati che cercavano un rifugio nello stesso ospedale sono stati presi di mira. Una foto del cortile dell’edificio mostra uno scenario desolante.

Al pari degli ospedali, anche le scuole in cui sono rifugiati sfollati e senzatetto sono sotto attacco. Il 9 ottobre 2024, un raid aereo ha colpito la scuola Al-Rafai, che ospitava decine di sfollati, provocando 3 morti e 25 feriti. Nel contesto tragico di questa guerra, anche dare una sepoltura onorevole diventa un’impresa ardua. “Cani e gatti mangiano i cadaveri per strada”, denuncia Issa. Anche il crimine di cui si macchiò il re Creonte2 sembra far parte della strategia israeliana.

1Si veda Yaniv Kubovich, “Israeli Defense Officials : Gov’t Pushing Aside Hostage Deal, Eyeing Gaza Annexation”, Haaretz, 13 ottobre 2024.

2Il riferimento è alla tragedia greca Antigone di Sofocle. Dopo il suicidio di Giocasta, madre e sposa di Edipo, e l’esilio di quest’ultimo, i due fratelli di Antigone, Eteocle e Polinice, figli di Edipo, si diedero la morte l’un l’altro nel combattere per il trono di Tebe. Il nuovo re di Tebe, Creonte, fratello di Giocasta, emanò allora un editto che proibiva la sepoltura di Polinice, considerato un traditore della patria. Per ordine del nuovo re, il cadavere di Polinice venne lasciato in pasto a uccelli e cani, come monito per coloro che volevano conquistare la città.