L’intollerabile ipocrisia dell’Occidente sull’assedio di Gaza

Ancora una volta, l’intollerabile ipocrisia dell’Occidente ignora l’oppressione del popolo palestinese sotto assedio. La rappresaglia israeliana provocherà altre immani sofferenze, ma non può nascondere le conseguenze di una politica di totale cecità, occupazione e colonizzazione, oggi sotto gli occhi della comunità internazionale.

L'immagine mostra un gruppo di donne in un contesto emotivo intenso. Indossano abiti scuri e alcune di loro hanno il viso coperto. Alcune donne sembrano piangere e sollevano le braccia, mentre altre mostrano espressioni di sofferenza. In mano hanno foglie verdi, che possono rappresentare un simbolo di lutto o commemorazione. Sullo sfondo, si intravedono edifici e vegetazione. L'atmosfera è carica di emotività e partecipazione.
Il funerale dei gemelli palestinesi Ossayd e Mohammad Abu Hmaid, della loro madre e delle loro tre sorelle, uccisi negli attacchi israeliani a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, l’8 ottobre 2023
Reuters

Di fronte alla recente ondata emotiva nei confronti di Israele, chiunque abbia un briciolo di cuore dovrebbe rivoltarsi. Non perché non siano stati atroci le morti e le sofferenze inflitte ai tanti civili israeliani. Ma perché, nel corso di vari decenni, i civili palestinesi a Gaza sono stati vittime della costante violenza di Israele con sofferenze ancora maggiori, eppure non hanno mai suscitato, neanche in minima parte, le preoccupazioni espresse dai politici o dall’opinione pubblica occidentale. Ciò che è davvero intollerabile è l’ipocrisia dell’Occidente nei confronti dei miliziani palestinesi che uccidono e feriscono centinaia di israeliani, tenendone altri in ostaggio nelle zone limitrofe o all’interno della Striscia di Gaza assediata.

Questa è la prima volta che i palestinesi, ingabbiati nell’enclave costiera, riescono a infliggere un colpo durissimo a Israele, solo vagamente paragonabile alla violenza che i palestinesi di Gaza hanno dovuto affrontare in maniera ricorrente da quando sono stati rinchiusi in una prigione più di 15 anni fa, ossia da quando Israele ha iniziato il suo blocco via terra, mare e aria nel 2007. I media occidentali definiscono la fuga e l’attacco dei palestinesi di Gaza come “senza precedenti” – e il più grande fallimento dell’intelligence israeliana dall’attacco che li colse di sorpresa durante la guerra del Kippur dell’ottobre 1973, esattamente 50 anni fa.

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha accusato Hamas, che governa simbolicamente la prigione a cielo aperto di Gaza, di aver iniziato “una guerra crudele e malvagia”. Ma la verità è che i palestinesi non hanno “iniziato” nulla. Dopo tanta lotta, sono riusciti a trovare un modo di ferire il loro oppressore. Inevitabilmente per i palestinesi, come ha osservato anche Netanyahu, “il prezzo sarà alto” – soprattutto per i civili. Israele infliggerà ai prigionieri la punizione più severa per la loro impudenza. Guardate quanta poca solidarietà e preoccupazione c’è da parte dell’Occidente per i tanti uomini, donne e bambini palestinesi che vengono uccisi ancora una volta da Israele. La loro immane sofferenza viene oscurata e giustificata dietro l’espressione “rappresaglia israeliana”.

Lezioni dal vero

Tutte le analisi incentrate sugli “errori” dell’intelligence israeliana distolgono l’attenzione dalle considerazioni che possiamo trarre da quanto avvenuto di recente. A nessuno importava davvero quando i palestinesi di Gaza erano sottoposti a un blocco imposto da Israele che negava loro le basi essenziali dell’esistenza. I quasi cento israeliani tenuti in ostaggio dai combattenti di Hamas impallidiscono a fronte dei due milioni di palestinesi tenuti in ostaggio da Israele in una prigione a cielo aperto da quasi due decenni. A nessuno importava davvero di sapere che i palestinesi di Gaza erano stati sottoposti a una “dieta da fame” da parte di Israele, che lasciava entrare solo quantità limitate di cibo, calcolato in base al mantenimento della popolazione appena sopra la soglia della malnutrizione.

Come, del resto, a nessuno importava davvero quando Israele bombardava l’enclave costiera a intervalli di pochi anni, uccidendo ogni volta molte centinaia di civili palestinesi. Israele lo chiamava semplicemente “falciare il prato”. La distruzione di vaste zone di Gaza, ciò di cui i generali israeliani si vantavano come il ritorno dell’enclave all’età della pietra, è stata formalizzata come una strategia militare, ufficialmente nota come “dottrina Dahiya”. A nessuno importava davvero quando i cecchini israeliani prendevano di mira infermieri, giovani e persone sulla sedia a rotelle che uscivano per protestare contro la loro prigionia da parte di Israele. Molte migliaia sono rimaste amputate dopo che i cecchini avevano ricevuto l’ordine di sparare indiscriminatamente alle gambe o alle caviglie dei manifestanti.

La preoccupazione occidentale per la morte di civili israeliani per mano dei combattenti palestinesi è difficile da accettare. Non sono forse morti molte centinaia di bambini palestinesi negli ultimi 15 anni a causa dei ripetuti bombardamenti israeliani su Gaza? Le loro vite non contavano forse tanto quanto quelle israeliane – e, in caso contrario, perché no?

Palestinians in Gaza Launch Surprise Attack on Israel: What We Know

Dopo tanta indifferenza mostrata per così lungo tempo, è difficile accettare l’improvviso orrore espresso dai governi e dai media occidentali perché i palestinesi hanno finalmente trovato un modo – rispecchiando la politica disumana di Israele per vari decenni – per reagire in modo efficace. Questo momento fa cadere ogni maschera, mettendo a nudo l’evidente razzismo, ammantato da preoccupazione morale, delle capitali occidentali.

La quintessenza dell’ipocrisia

Un altro esempio di quest’ipocrisia lo troviamo in un lungo tweet su X, di pochi giorni fa, del presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, in cui condanna i palestinesi come “terroristi”, esprimendo pieno “sostegno a Israele nel suo diritto di difendere se stesso e il suo popolo”. Nel tweet, il presidente ucraino dichiara che “Israele ha tutto il diritto di proteggersi dal terrorismo”, aggiungendo che “è molto importante che il mondo intero risponda al terrorismo in modo unito e basato su principi. Nessun sostegno ai terroristi! Ovunque puntino i loro missili e chiunque attacchino, i terroristi devono perdere”.

A quanto pare, non tutte le forme di “terrorismo” sono uguali agli occhi di Zelensky e dei suoi sostenitori occidentali. Certamente non il terrorismo dello Stato israeliano che per decenni ha reso penosa la vita quotidiana dei palestinesi. Un rovesciamento della realtà che lascia senza parole. I palestinesi non possono “vivere una vita da succubi” in Israele. Non hanno tale potere, anche se alcuni sono riusciti per un po’ a uscire dalla gabbia. È Israele che da decenni controlla e sottomette le vite dei palestinesi.

Com’è possibile che Israele abbia il “diritto incontestabile” di “difendersi” dai palestinesi di cui occupa e controlla il territorio? Perché allora la Russia non è in diritto di “difendersi” quando colpisce le città ucraine “come rappresaglia” contro gli attacchi ucraini intesi a liberare il suo territorio dall’occupazione russa? Israele, la parte molto più forte e belligerante, oggi sta scatenando l’inferno a Gaza “come rappresaglia”, secondo le parole della BBC, a seguito dell’ultimo attacco palestinese. Quindi su quali basi Zelensky o il suo entourage potranno condannare Mosca quando lancerà missili “come rappresaglia” agli attacchi dell’Ucraina sul territorio russo? Come mai, se la resistenza palestinese all’occupazione israeliana di Gaza è un atto di terrorismo, secondo Zelensky, non lo è anche la resistenza ucraina all’occupazione russa ?

Nessun posto dove andare

Sostenendo i suoi errori, gli alleati di Israele hanno permesso di perpetrare menzogne ancora più oltraggiose. Nel fine settimana, Netanyahu ha avvertito i civili palestinesi di Gaza di “andare via in 24 ore perché le forze israeliane si stavano preparando ad “agire con tutta la forza”. Ma Netanyahu sa, così come lo sanno i suoi sostenitori occidentali, che la popolazione di Gaza non ha nessun posto dove fuggire. Non c’è alcun posto dove andare. I palestinesi sono rinchiusi a Gaza da quando Israele l’ha assediata via terra, mare e aria. Gli unici palestinesi in grado di “lasciare Gaza” sono le fazioni armate, evase dalla prigione imposta da Israele e che vengono denunciate come “terroristi” dai politici e dai media occidentali.

I governi occidentali, così inorriditi dall’attacco palestinese a Israele, sono anche quelli che restano in silenzio mentre Israele impone il blackout alla prigione di Gaza – ancora una volta per una presunta “rappresaglia”. La punizione collettiva di due milioni di palestinesi a Gaza, dipendenti da Israele per l’energia elettrica perché Israele circonda e controlla ogni aspetto della loro vita all’interno della Striscia, è un crimine di guerra. Stranamente, per i leader occidentali è un crimine di guerra solo quando la Russia bombarda le centrali elettriche in Ucraina, lasciandola senza elettricità. Gli ucraini chiedono a gran voce che il presidente russo Vladimir Putin venga trascinato davanti alla Corte penale internazionale dell’Aia. Allora perché è così difficile per loro comprendere le analogie con quanto sta accadendo a Gaza?

Una fuga rocambolesca

Possiamo trarre due prime conclusioni, in antitesi tra loro, da quanto è accaduto nello scorso fine settimana. La prima è che lo spirito umano non può essere ingabbiato all’infinito. I palestinesi di Gaza escogitano costantemente nuovi modi per liberarsi dalle loro catene, costruendo una rete di tunnel, che in buona parte Israele ha localizzato e distrutto. Ci sono stati anche lanci di razzi, costantemente abbattuti da sistemi di intercettazione sempre più sofisticati. Inoltre, i palestinesi hanno protestato in massa contro barriere sempre più fortificate, sormontate da torrette con mitragliatrici, con cui Israele li ha circondati, solo per essere colpiti dai cecchini. Ora hanno organizzato una fuga rocambolesca. Israele riporterà la Striscia di Gaza alla sottomissione con massicci bombardamenti, ma solo “per rappresaglia”, ovviamente. Ma non verrà meno il desiderio di libertà e dignità dei palestinesi. Emergerà un’altra forma di resistenza, senza dubbio ancora più brutale. E le maggiori responsabilità di questa brutalità ricadranno su Israele, oltre che sull’Occidente che lo sostiene così ciecamente, per il rifiuto di Israele a porre fine alle brutalità nei confronti dei palestinesi costretti a vivere sotto il suo dominio.

Un bambino palestinese si rifugia con la sua famiglia in una scuola affiliata alle Nazioni Unite a causa dei bombardamenti israeliani a Gaza City l'8 ottobre 2023
Un bambino palestinese si rifugia con la sua famiglia in una scuola affiliata alle Nazioni Unite a causa dei bombardamenti israeliani a Gaza City l’8 ottobre 2023
Reuters

La seconda è che Israele, appoggiato all’infinito dai suoi sostenitori occidentali, non ha motivo di metabolizzare la fondamentale verità a cui abbiamo fatto accenno. La retorica del suo attuale governo composto da fascisti e sostenitori del suprematismo ebraico può forse risultare detestabile, ma c’è però un ampio consenso tra gli israeliani di ogni orientamento politico sul fatto che i palestinesi debbano continuare a vivere sotto l’oppressione. Ecco perché il cosiddetto fronte d’opposizione non esiterà a sostenere il bombardamento militare della Striscia di Gaza da tempo assediata, uccidendo ancora più civili palestinesi per “dare loro una lezione”, una lezione che in Israele non ha altri argomenti al di là dell’assunto che i palestinesi devono accettare la loro permanente inferiorità e prigionia.

Gli “israeliani buoni” – ad esempio, i due leader dell’opposizione Yair Lapid e Benny Gantz – stanno già intavolando accordi con Netanyahu per far parte di un “governo di emergenza nazionale”. Quale “emergenza”? L’a vera emergenza è quella dei palestinesi che rivendicano il diritto di non vivere da prigionieri nella propria patria. Israeliani e occidentali possono continuare a scervellarsi per giustificare l’oppressione dei palestinesi, negando loro ogni diritto alla resistenza. Ma oggi la loro ipocrisia e le continue mistificazioni sono dinanzi agli occhi della comunità internazionale.