Egitto COP27

Giovani che annegano nel Nilo lontano dai riflettori di Sharm el-Sheikh

In Egitto, nuotare nel Nilo è un piacere alla portata delle famiglie modeste o povere che abitano lontano dalle città costiere. Ma data l’assenza di infrastrutture per prevenire il rischio di annegamento, le acque fluviali diventano la tomba di corpi di bambini e giovani che cercano scampo al torrido calore estivo.

Marwan Naamani /AFP

La famiglia di Noha aspetta ancora, disperatamente, che venga ritrovato il corpo di questa diciassettenne scomparsa il 20 agosto 2022 nei pressi del canale di Al-Ibrahimiya nel governatorato di Asyut. Dalla fine dell’estate, i parenti chiedono incessantemente aiuto ai soccorritori, ai pescatori e ai sub che si portano volontari. Non sperano di salvare la vita di Noha, sanno bene che è morta annegata: tutto ciò che vogliono è ritrovarne il corpo per offrirle una sepoltura dignitosa, prima che le correnti lo trasportino lontano o che l’acqua lo renda totalmente irriconoscibile.

La storia di Noha è solo una delle tante. Si somma a quella di centinaia, per non dire migliaia, di bambini e ragazzi annegati nelle acque del Nilo e dei suoi canali nei mesi estivi. Giochi innocenti che mutano in una morte certa, mentre loro cercano di scampare al caldo torrido.

La spiaggia dei poveri

Nuotare nelle acque del Nilo è un piacere che può apprezzare veramente solo chi l’ha provato in piena estate. A volte, questa attività è l’unico passatempo disponibile nei villaggi, nonché l’unica consolazione per chi non ha i mezzi per passare le vacanze in spiaggia, nelle città costiere. Sebbene l’inquinamento delle acque del Nilo e dei canali li renda inadatti alla balneazione, le autorità hanno sospeso qualunque programma di sensibilizzazione al riguardo sin dalla fine degli anni ’90, con la scomparsa dello spettro della bilharziosi, tema principale di quelle campagne.

Osservando da vicino le circostanze di questi episodi di annegamento, emergono tre cause principali: l’incapacità di nuotare, l’assenza di soccorritori nelle vicinanze e di qualsiasi segnaletica di pericolo in alcuni punti specifici in cui si registrano alti tassi di annegamento.

Non ci sono dati ufficiali che enumerano i casi di annegamento nel Nilo e nei canali egiziani. Abbiamo dunque cercato di inquadrare il fenomeno attraverso il censimento degli annegamenti accidentali segnalati nella stampa egiziana, anche se, com’è ovvio, i media ne riportano solo una parte. Tra marzo e agosto 2022, i media egiziani hanno riferito di 73 casi di annegamento di bambini e adolescenti, per la maggior parte di sesso maschile data la pressione sociale esercitata sulle ragazze che impedisce loro di bagnarsi.

Il governatorato di Giza registra il più alto numero di annegamenti, con una percentuale del 22%, seguito da Kafr el-Sheikh (15%) e Beni Suef (9%). La curva dei morti segue quella della temperatura, con dei veri e propri picchi nel periodo delle vacanze estive. Nessun caso di annegamento è stato invece riportato nel governatorato del Cairo, poiché questi incidenti si concentrano soprattutto nelle zone rurali, dove i passatempi sono rari. Tanto più che gli egiziani spendono generalmente poco per i divertimenti, collocati in fondo alla lista delle spese secondo la ricerca sulle entrate e le uscite pubblicata dall’Agenzia centrale per la mobilitazione e le statistiche (dicembre 2020).

Piscine senza istruttori

Che cosa offre dal canto suo lo Stato? Le autorità sovvenzionano centri ricreativi per i giovani che permettono di praticare alcuni sport a prezzi simbolici. Ma questi luoghi propongono raramente corsi di nuoto tra le loro attività, essendo la maggior parte di essi privi di piscine.

L’Agenzia centrale per la mobilitazione e le statistiche conta 12.000 centri giovanili nelle diverse città egiziane e 25.000 nei villaggi. Tuttavia, il numero di giovani iscritti ai corsi di nuoto è di appena 525 nella totalità dei centri, suddivisi in 56 squadre. Secondo la stessa Agenzia, ci sono solo 35 istruttori di nuoto e 15 piscine in tutti i centri del paese, il che rappresenta appena il 2% delle infrastrutture di tali stabilimenti destinati ai giovani.

Non sorprende che i tre governatorati in cui si è registrato il più alto numero di annegamenti non possiedano alcun istruttore, il che vuol dire che quand’anche i loro centri fossero dotati di piscine queste sarebbero inutilizzabili. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), l’annegamento è la terza causa di mortalità accidentale nel mondo e il 91% dei casi si verifica nei paesi a reddito medio o modesto.

Nell’estate 2019, dato l’aumento dei casi di annegamento nel governatorato di Assuan, l’ex governatore, il colonnello Ahmed Ibrahim, ha chiesto di agevolare l’iscrizione dei giovani nelle piscine dei centri ricreativi affinché possano fare il bagno senza pericolo. Ma stando ai dati forniti dall’Agenzia delle statistiche non c’è nemmeno una piscina in questo governatorato...

Tentativi di mobilitazione cittadina

All’inizio dell’estate 2022, le donne del villaggio di Arab Al-Ayayda (vicino alla città di El-Saf nel governatorato di Giza) hanno pianto la morte di due ragazzini undicenni della stessa famiglia, annegati mentre si bagnavano nel canale che attraversa il villaggio. Dei testimoni raccontano come improvvisamente le grida di gioia di tre bambini che giocavano in acqua si siano trasformate in urla di aiuto. Dei passanti sono accorsi per riportarli a riva ma due di loro erano già morti.

Questo dramma ha intensificato le richieste dei cittadini presso i dirigenti di El-Saf affinché sia costruita una piscina per offrire ai bambini un luogo di balneazione più sicuro rispetto al Nilo. Le autorità locali hanno accettato ma a condizione che siano gli abitanti stessi a finanziare il progetto, il cui costo è stimato a 700.000 sterline egiziane (29.000 euro). Si è cercato di raccogliere questa somma facendo appello alla generosità degli abitanti della regione ma invano: le famiglie modeste non hanno abbastanza soldi per fare donazioni e quelle benestanti non vi vedono alcun interesse.

I cittadini hanno inoltre chiesto di recintare i punti in cui avvengono di solito gli annegamenti e di apporre un cartello che vieti esplicitamente la balneazione, data la pericolosità delle correnti. Niente è stato fatto nemmeno su questo piano, nonostante le pressioni dei deputati locali, le cui famiglie sono state ugualmente colpite da simili drammi. Percorrendo le città di Aftih ed El-Saf nel governatorato di Giza non ci siamo imbattuti in alcun cartello che metta in guardia sul rischio di annegamento nelle acque del Nilo e dei canali della regione. Né abbiamo visto alcuna recinzione.

Nel 2021, girava voce che un progetto di legge fosse in preparazione per proibire e punire la balneazione nelle acque del Nilo e dei canali per arginare il fenomeno degli annegamenti. Ma a tutt’oggi il testo non è arrivato in Parlamento. Lo stesso anno, il ministero per i giovani e lo sport ha lanciato la campagna di sensibilizzazione “Un Egitto senza morti annegati”, condotta soprattutto nei centri ricreativi. Ma erano proposte soprattutto attività volte a formare soccorritori da far intervenire sulle spiagge.

Soccorsi che si fanno attendere

Gli abitanti di El-Saf rimproverano inoltre ai soccorritori di impiegare troppo tempo a intervenire e affermano che passano in media due ore tra il momento in cui vengono avvisati e il loro arrivo sul luogo del dramma. Difatti, non appena ci si allontana dai centri cittadini, non c’è più alcuna unità di soccorso nelle vicinanze.

Le squadre di soccorso fluviale sono legate alla polizia idraulica. Secondo l’ex direttore di questo organo, la balneazione nelle acque del Nilo è vietata e l’unica attività sportiva autorizzata è il canottaggio. Ciò dimostra che l’aumento delle unità di soccorso fluviale lungo il Nilo può prevenire gli annegamenti. La creazione di queste unità è una richiesta pressante da parte degli abitanti dei villaggi in cui si registrano molti casi, soprattutto nell’Alto Egitto.

Nell’attesa che vengano soddisfatte tali richieste cittadine, un gruppo di sub indipendenti si è costituito sotto il nome “Tuffatori del bene” nel tentativo di rimediare, per quanto possibile, al ritardo o all’assenza dei soccorritori. In caso di annegamento, li si può contattare tramite la loro pagina Facebook e subito inviano sul posto il sub più vicino al luogo dell’incidente.

Mostafa Acher fa parte di questo gruppo. Secondo lui, è vero che le operazioni di salvataggio sono più difficili in mare che nel Nilo, ma per lo meno le onde del mare finiscono per portare a galla il corpo, mentre possono volerci anche tre o quattro giorni affinché questo riemerga nel Nilo, sempre se non resta imprigionato tra le alghe sul letto del fiume.

I casi di annegamento continuano, così come i tentativi di salvataggio e le promesse delle autorità di trovare una soluzione a breve termine. Nel frattempo, i poveri rischiano la vita in cambio di qualche attimo di gioia nelle acque fresche del Nilo. Un piacere che conosce solo chi non ha altre possibilità di divertirsi.