Per capire qualcosa di quello che sta succedendo in Libia, al di là dei titoli dei giornali, conviene prestare attenzione a chi si sposa e perché. Più di dieci anni dopo la rivoluzione del 2011 che ha rovesciato Mu’ammar Gheddafi, i matrimoni sono diventati un business importante nel paese che ha guidato per 42 anni. I figli e le figlie dell’élite libica – inclusi i numerosi nuovi ricchi “post-2011” — assumono degli organizzatori di matrimoni per allestire sontuose feste nel loro paese o all’estero. “È un lavoro redditizio”, mi ha confidato una di queste organizzatrici a Tripoli, elencandomi le richieste stravaganti dei suoi clienti. Alle cerimonie si esibiscono cantanti molto ricercate — la più famosa di queste, Fatima Al-Homsa, è stata detenuta per più di un anno da una potente milizia di Tripoli conosciuta col nome di Rada – e chiedono come compenso migliaia di dinari.
Aiuti finanziari inadeguati
Tuttavia, queste sfarzose cerimonie sono fuori portata per gran parte delle persone che hanno raggiunto la maggiore età nella Libia post-Gheddafi. Molti giovani, già alle prese con la disoccupazione e le conseguenze di anni di guerra, non possono semplicemente permettersi il lusso di sposarsi. In questi ultimi anni, il numero di libici che hanno rimandato il matrimonio e la creazione di una famiglia — due indicatori tradizionali del raggiungimento dell’età adulta per la società — è aumentato. Le cifre ufficiali indicano che l’età media per il matrimonio è di 34,4 anni per gli uomini e di 30,1 anni per le donne. Questo incremento si spiega in parte per il fatto che più libici, in particolare le donne, proseguono gli studi per periodi più lunghi. Ma anche il costo proibitivo della cerimonia è un fattore chiave.
Perché questo aspetto è importante? La Libia è un paese notevolmente giovane: più della metà della popolazione ha meno di 30 anni, una realtà che presenta allo stesso tempo sfide e opportunità. Si tratta anche di una fascia demografica che è stata decisamente ignorata dai vari governi di transizione che si sono succeduti dopo la caduta di Gheddafi. Ma alcuni segnali mostrano che la situazione comincia a cambiare.
Nel 2021, un’autorità provvisoria nominata nel quadro del processo di dialogo dell’ONU e nota col nome di “Governo di unità nazionale” (GUN) ha lanciato una serie di iniziative definite dalle critiche come meramente populiste. Tra queste figura il cosiddetto “programma di bonus matrimoniali”. Nel quadro di questo programma, le coppie appena sposate possono chiedere un versamento unico di 40.000 dinari (circa 7.700 euro). Il fondo era inizialmente dotato di un budget di 1 miliardo di dinari (circa 200 milioni di euro). È stato oggetto di una grande pubblicità, anche attraverso una cerimonia di nozze collettive nel centro di Tripoli nel settembre 2021. Tre mesi dopo, il Primo ministro Abdel Hamid Dbeibah ha annunciato che un ulteriore miliardo era stato destinato al fondo. Ad oggi, decine di migliaia di libici hanno chiesto di usufruire del bonus, il quale, più di ogni altra iniziativa, è diventato emblematico del Governo di unità nazionale. Per non essere da meno, il Parlamento libico ha adottato un progetto di legge per concedere fino a 50.000 dinari libici (9.750 euro) ad ogni famiglia, fatta eccezione per quelle che hanno ricevuto il bonus del GUN. È interessante notare che ciò è avvenuto dopo che il Parlamento ha tolto il suo sostegno al Governo di Dbeibah nel settembre scorso.
Gli oppositori a questo sistema di bonus matrimoniali affermano che non si tratta di una soluzione duratura per affrontare una crisi sociale le cui radici sono ben più profonde e strutturali. “La questione del matrimonio dev’essere affrontata per il benessere dei nostri giovani? Assolutamente sì”, dichiara un eminente uomo d’affari libico. “Ma dal punto di vista economico è un’assurdità farlo in questo modo”.
Alcuni insistono sul fatto che questo programma provocherà inevitabilmente un aumento del numero di divorzi, dal momento che la prospettiva di ricevere del denaro incoraggerà i giovani a sposarsi senza riflettere sul lungo periodo. Altri ritengono che abbia già causato un aumento del numero di spose adolescenti, di cui alcune sarebbero anche minorenni. Inoltre, accuse di corruzione hanno ulteriormente intaccato l’iniziativa sin dal principio.
Il matrimonio anziché la milizia
Ma sono numerosi i libici che la sostengono. “È meglio che i nostri giovani si sposino piuttosto che si uniscano a una milizia”, mi ha detto un dentista di Tripoli durante la mia ultima visita in ottobre. Mi ricorda quello che mi aveva detto il Primo ministro nel 2014, per il quale il problema del matrimonio era la chiave per risolvere quello delle milizie in Libia. “È la formula per la Libia: paura, avidità, amore e sesso”, aveva affermato. “Se capite come risolvere questi quattro temi, potrete risolvere i problemi economici, sociali e di sicurezza”.
I delegati libici — per la maggior parte giovani della società civile — che ho incontrato al Forum dei Mondi mediterranei tenutosi recentemente a Marsiglia, erano divisi sulla questione del matrimonio. Alcuni condividevano il fatto che il dilemma del matrimonio tardivo, con il quale si misurano molti giovani, fosse finalmente affrontato, pur riconoscendo il problema della corruzione. Una partecipante si è mostrata invece più scettica. A dicembre, Dbeibah è stato ampiamente criticato dalle militanti femministe quando, durante un dibattito pubblico sul bonus matrimoniale, ha comparato le donne a dei prodotti sul mercato.
Al di là delle controversie su questo programma e su altre decisioni del governo, i sondaggi della fine dell’anno scorso hanno mostrato che Dbeibah era un candidato potenziale per le elezioni presidenziali che dovevano svolgersi il 24 dicembre, nonostante avesse precedentemente promesso che non si sarebbe presentato. Ritenendo forse che il suo successo nei sondaggi fosse dimostrazione di un consenso per il suo approccio populista, ha annunciato un nuovo aumento del budget per il bonus. Ma corteggia la gioventù anche con altri mezzi. In occasione dell’anniversario dell’inizio della rivolta del 2011, a febbraio, ha annunciato che il Governo di unità nazionale avrebbe distribuito ai giovani 50.000 appezzamenti di terreno in tutto il paese e che avrebbe messo a disposizione 100.000 appartamenti la cui costruzione sarebbe stata finanziata grazie a prestiti del governo.
Una posta in gioco importante per le prossime elezioni
Dbeibah non è l’unica figura politica a interessarsi ai giovani, anche se il suo governo è il primo dal 2011 che non si è limitato a rispondere ai loro bisogni solo a parole. Fathi Bashagha, l’ex-ministro degli Interni che il Parlamento ha designato come Primo ministro il 10 febbraio scorso e il cui gabinetto è stato approvato il 1° marzo durante una votazione contestata, si è confrontato con alcuni giovanili libici durante dei dibattiti sul social media “Clubhouse” e altri forum di dibattito online. Ha tentato di mettere in evidenza il suo passato come membro degli Scout, la sola organizzazione della società civile autorizzata sotto l’era Gheddafi, e tuttora molto popolare. L’accento posto da Dbeibah e Bashagha sulla gioventù ha forse a che vedere col fatto che le loro due squadre includono giovani che hanno giocato un ruolo importante nelle organizzazioni della società civile. E nell’est della Libia, Khalifa Haftar — il maresciallo il cui tentativo fallito di conquistare Tripoli nel 2019 ha provocato più di un anno di scontri — ha incaricato suo figlio Saddik di controllare la mobilitazione dei giovani.
Questo coinvolgimento della gioventù ha senso non solo se si esamina la traiettoria demografica della Libia, ma anche i dati pubblicati l’anno scorso dall’Alta Commissione elettorale nazionale (HNEC). Questi mostrano che il 50 % degli elettori recentemente iscritti hanno tra i 18 e i 30 anni. L’età legale per votare, per uomini e donne, è di 18 anni. Nonostante le elezioni presidenziali e parlamentari previste a dicembre scorso sembra siano state rimandate a tempo indeterminato a causa di controversie politiche riguardo al loro quadro giuridico e costituzionale, questa schiera di giovani elettori che votano per la prima volta avrà sempre una certa importanza, indipendentemente da quando avverrà lo scrutinio. Il recente aumento delle iscrizioni alle liste elettorali contrasta con la debole partecipazione dei giovani alle ultime elezioni nazionali del 2014, anno in cui la Libia è sprofondata nella guerra civile. Allora, meno del 30 % del totale dei libici con diritto di voto tra i 18 e i 29 anni si era iscritto per le votazioni, dalle quali è scaturita una Camera dei Rappresentanti molto disfunzionale.
Ritrovare la speranza
Da allora, molte cose sono accadute. In un recente articolo1 pubblicato dall’Arab Reform Initiative (ARI), l’universitaria libica Asma Khalifa ha constatato che il 2014 è stato un anno cruciale per i giovani libici che ha intervistato, più di quanto non lo fosse stato il 2011. “[Il 2014] ha rappresentato una svolta che ha comportato dei cambiamenti inevitabili e una perdita di speranza nell’avvenire del paese”, scrive. Anni di guerra civile hanno implicato per la gioventù libica vite interrotte, speranze deluse e prospettive ridotte. “Dinanzi a profondi traumi psicologici, a uno stato di costante incertezza e instabilità, [i giovani] nutrono poca speranza per il futuro e hanno una scarsa possibilità di pianificare la loro vita”, ha dichiarato Khalifa. “Hanno la costante sensazione di non essere in sicurezza e di non potersi sistemare in modo duraturo, perché hanno paura che tutto possa crollare”.
I giovani libici hanno giocato un ruolo chiave nell’insurrezione che ha rovesciato il regime di Gheddafi. Questo ci ricorda che, se ignorati o non coinvolti nel processo politico, sono capaci non soltanto di contestare, ma anche di scuotere o persino rovesciare lo status quo. Nell’agosto 2020, le autorità di Tripoli e dell’est della Libia sono state colte di sorpresa quando dei cortei anti-corruzione hanno rapidamente assunto dimensioni tali da diventare le manifestazioni nazionali più importanti dal 2011. I giovani hanno giocato un ruolo di primo piano in queste proteste, sia come organizzatori che come partecipanti.
Mentre scrivo queste parole,2 la Libia è di fronte alla prospettiva di due governi rivali: Dbeibah insiste affinché il GUN resti in carica fino allo svolgimento delle elezioni parlamentari nel corso dell’anno, mentre Bashagha intende insediare il suo governo a Tripoli il prima possibile. Man mano che le alleanze cambiano, c’è il rischio che questa nuova crisi politica faccia di nuovo sprofondare il paese in un conflitto armato.
Al di là della situazione attuale, qualsiasi agenda futura per la Libia dovrà porre al centro delle sue preoccupazioni la condizione giovanile nel paese. Questo dovrebbe includere politiche economiche volte a ridurre la disoccupazione dei giovani e a migliorare il loro potere d’acquisto, una riforma dell’educazione che permetta di prepararli al mercato del lavoro, e una ristrutturazione del settore sanitario per soddisfare al meglio le esigenze delle nuove generazioni, soprattutto in materia di salute mentale. La questione del matrimonio non è che una parte dell’equazione.
1«Libyan Youth in Limbo: Coming of Age in Conflict», 15 febbraio 2022.
2[l’articolo è stato pubblicato l’8 marzo scorso, NdT