Si può amare un paese
che non è nemmeno un paese?
Un paese
dove non si è mai messo piede
Un paese di cui resta,
come unico legame fisico,
un sorso di olio d’oliva
intriso di za’atar1
che accarezza la gola
deliziando le papille con il suo verde brillante
Un paese
visto attraverso vecchie foto,
con il cuore che batte,
alla ricerca del volto dei propri avi
all’angolo di un vicolo nella città vecchia di Gerusalemme
Si può amare un paese
che molti intorno a noi
sarebbero felici di vedere ridotto in cenere
Un paese sfigurato, annientato da un’unica corrosiva parola:
“Terrorista”
Un paese di bambini pieni di vita
trasformati in fantocci mutilati
corpi in mezzo alla polvere senza vita
Un paese con un nome che, solo a pronunciarlo,
si commette un reato
con una bandiera che può farvi finire
dritti al commissariato
Un paese dove gli abitanti
pesano meno di una piuma
sul piatto della bilancia delle vite umane
Si può amare un paese
di cui anche i vostri amici
sembrano ignorarne la dolcezza
Un paese che vi rende persone sospette
che vi isola mentre tremate per lo sgomento
nel dolore che vi tiene svegli di notte
nella litania senza fine
di sofferenze così tremende
che la mente stenta a comprendere
Si può amare un paese
che continua a resistere
così facile da rinnegare
ma impossibile da dimenticare
Un paese che vi esorta, vi impone
Un paese che vi chiede
di mettere in salvo le sue ricchezze
quando arriverà inesorabile la sua distruzione
1In arabo, il termine za’tar indica alcune piante locali medio orientali, come timo, maggiorana ed origano. [NdT].