Guerra in Ucraina

Siria. Mercenari alla Russia in segno di gratitudine?

Circolano numerose indiscrezioni, al momento difficili da confermare, sul reclutamento di mercenari siriani per la guerra in Ucraina. A quanto pare, un pegno offerto dal regime siriano alla Russia.

Damasco, 25 marzo 2022. Un gruppo di siriani sventola la bandiera russa e un ritratto del presidente Bashar al-Asad durante una manifestazione a sostegno della Russia.
Louai Beshara/AFP

La notizia dell’invio di combattenti o mercenari siriani pronti a combattere al fianco delle truppe russe in Ucraina sarebbe da ridere, se non ci fosse piangere. Soprattutto, perché rende l’idea di un paese dissanguato, chiamato a fornire carne da cannone dietro compenso, vale a dire fornire poveri disgraziati mandati a dare man forte al “gruppo Wagner”, le brigate russe non ufficiali inviate in tanti teatri di guerra in giro per il mondo. La Siria non ha ancora finito di pagare a caro prezzo il suo tributo alla guerra e al suo “benefattore”. Seppur distanti, i combattimenti in Ucraina non fanno che spingere alla miseria la popolazione siriana, con i suoi milioni di sfollati, ora considerati alla stregua dei paesi che soffrono di malnutrizione.

Le «correzioni della Storia»

Il cinismo dei dittatori gode di ottima salute. E Vladimir Putin, visibilmente messo a dura prova nel suo piano d’invasione dell’Ucraina, ha rivolto un appello al potente capo siriano Bashar al-Asad a fronte del sostegno militare russo che permise al presidente siriano, nel 2015, di salvare il suo regime contro gli insorti jihadisti e altri ribelli, oltre a recuperare una gran parte del territorio. Secondo Mosca, sarebbero stati più di 63.000 i soldati russi schierati in Siria, e così da allora il paese è diventato l’unica base della Marina e dell’Aviazione russa nel Mediterraneo. Per di più, la Siria è stata usata realmente come campo di addestramento per l’esercito russo. Lì sono state testate anche nuove armi: “più di 300”, si è vantato, proprio nel luglio 2021, il ministro della Difesa russo Sergej Šojgu.

La Siria è stato inoltre l’unico paese arabo a dare il suo sostegno all’intervento dell’alleato russo già dal 27 febbraio, ossia tre giorni dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina. “Il presidente al-Asad ha ribadito che ciò che sta avvenendo oggi è una correzione della Storia e un ripristino dell’equilibrio dell’ordine internazionale dopo la caduta dell’Unione Sovietica”, ha dichiarato in un comunicato la presidenza siriana. “Far fronte all’allargamento della NATO è un diritto della Russia”, ha aggiunto Bashar al-Asad, definendo l’organizzazione atlantica una “minaccia globale” e uno “strumento per attuare le politiche irresponsabili dei paesi occidentali volte a destabilizzare il mondo”. Inoltre, Asad e Putin condividono un ideale comune: la creazione di un territorio il più omogeneo possibile, libero da oppositori, “terroristi” e altri “nazisti”.

Assad non è nuovo alle “correzioni della Storia”. Suo padre Ḥāfiẓ al-Asad era salito al potere nel 1970 dopo un colpo di Stato chiamato all’epoca “movimento correttivo” (Ḥaraka Taṣḥīḥiyya).

Il ruolo del Gruppo Wagner

Questo vuol dire che oggi nel paese è in corso una campagna di reclutamento per ex soldati dell’esercito siriano da parte di compagnie militari private russe, come il Gruppo Wagner – ricordiamo che dei mercenari siriani furono inviati anche in Libia. Più precisamente, l’11 marzo, Šojgu ha proposto l’invio di siriani sul fronte ucraino al presidente Vladimir Putin, che si è affrettato a farlo approvare nel corso di una riunione del suo Consiglio di sicurezza. Il presidente russo ha quindi dichiarato che “per prima cosa, quelli che vogliono o che hanno fatto richiesta [di andare a combattere] provengono dal Medio Oriente, sono siriani”, secondo quanto riferito dal portavoce della presidenza russa Dmitrij Peskov. Naturalmente, Putin ha approvato la proposta, sostenendo che “neanche i sostenitori occidentali del regime ucraino si nascondono” mentre radunano “mercenari da tutto il mondo per inviarli in Ucraina”.

Lo stesso giorno, la tv di Stato russa ha trasmesso immagini senza data fornite dal ministero della Difesa che mostrano una manifestazione di siriani fedeli al regime. In uniforme e armi alla mano, si vedono siriani riuniti su uno sfondo di striscioni con i colori della bandiera russa e i ritratti del presidente Putin. “I veterani raggiungono i luoghi di reclutamento delle forze armate siriane desiderosi di sapere se stiamo reclutando volontari per stare dalla parte della Russia, come è già accaduto con la Siria”, ha precisato il ministero, secondo quanto riferiscono i media russi.

Secondo alcune fonti, un ausiliare delle forze russe percepirebbe uno stipendio mensile che oscilla tra gli 800 e i 1.800 dollari (tra 724 e 1.629 euro). Una fortuna per una famiglia siriana e circa cento volte quanto guadagna un soldato in un mese. Oltre ad essere per Bashar al-Asad, un modo per ringraziare il suo protettore russo.

È impossibile sapere il numero esatto di combattenti siriani. Putin ha parlato di 12.000 uomini, cifra che appare eccessiva, ma l’Osservatorio siriano per i diritti umani (OSDH), con sede a Londra e una delle principali fonti di informazione sul campo durante il conflitto siriano, ha fornito una cifra ancora più alta, secondo cui il 15 marzo la Russia ha stilato liste con 40.000 combattenti appartenenti all’esercito siriano e a milizie alleate, pronte per essere schierate in Ucraina. “Finora sono oltre 40.000 i siriani che si sono registrati per combattere al fianco della Russia in Ucraina”, ha dichiarato Rami Abdel Rahman, il direttore dell’OSDH, senza però far riferimento agli spostamenti verso le zone di guerra. Sempre secondo questa ONG, alcuni ufficiali russi, in stretto coordinamento con l’esercito siriano e le milizie alleate, hanno aperto uffici di reclutamento nelle zone controllate dal regime di Damasco. Un rappresentante del governo siriano però ha negato l’esistenza di questa campagna di arruolamento. “Fino ad oggi, non è stato iscritto alcun nome, né registrato alcun soldato e nessuno si è recato in Russia per combattere in Ucraina”, ha dichiarato all’agenzia di stampa francese AFP Omar Rahmoun, esponente del Comitato di Riconciliazione Nazionale.

Secondo il sito d’informazione dell’opposizione siriana Baladi News, la Russia ha chiesto alla Forza Nazionale di Difesa (National Defense Forces, FND), le milizie locali create nel novembre 2012 per sostenere l’esercito siriano, di inviare uomini a combattere in Ucraina. E sempre secondo questo media locale citato dal Syrian Observer, Nabel al-Abdallah, il capo milizia della città cristiana di Al-Suqaylabiyya nella provincia di Hama (nord-ovest), ha espresso il suo sostegno alla Russia elogiando i rapporti di amicizia tra Asad e Putin. Baladi News ha chiarito inoltre che la controparte russa ha chiesto ad Abdallah di registrare i nomi dei combattenti presso la base aerea russa di Hmeimim, a nord di Latakia, sulla costa, con contratti semestrali.

In ogni caso, la Siria non sarebbe l’unico paese ad aver inviato uomini per combattere: diversi paesi africani dove la Russia ha schierato truppe tramite il Gruppo Wagner si sarebbero uniti al movimento, secondo quanto riportato dai media. Vero o falso che sia, è impossibile sapere in questa fase cosa realmente rappresentino esattamente queste brigate che combatteranno dalla parte russa o ucraina.

Un’inflazione galoppante

Ma per la Siria, il costo di questo nuovo conflitto, oltre a quello di una guerra che ha causato diverse centinaia di migliaia di morti, è esorbitante. “Basta che qualcuno starnutisca in un paese lontano perché da noi si verifichi un terremoto”, scherza con un velo di amarezza Tony, una guida turistica rimasta senza lavoro. Per lui, la carne è diventata un lusso che non può più permettersi, come tanti altri siriani che sono ormai con l’acqua alla gola. “Dopo l’intervento russo, un panino con falafel, che era il cibo più a buon mercato per un siriano medio, è aumentato da 1.300 a 2.000 lire siriane” (da 0,46 a 0,72 centesimi di euro). “Il prezzo di un chilo di lenticchie, un genere di prima necessità, è più che raddoppiato: da 3.000 a 6.500 sterline siriane [da 1,08 a 2,34 euro]; l’olio da cucina da 9.000 a 14.000 sterline siriane [da 3,24 a 5,04 euro] e un chilo di farina da 2.200 a 4.500 sterline siriane [da 0,79 a 1,62 euro]”, ha dichiarato a Orient XXI.

E in questo inverno particolarmente rigido che sta colpendo la Siria come il Libano, altro paese vicino alla crisi, il gasolio si trova raramente e molti beni scarseggiano sempre più spesso. L’aumento delle materie prime è una piaga anche per la Siria, che dipende dall’Iran e dalla Russia — i suoi due alleati — sia per il petrolio che per il grano.

Teheran e Mosca — che si spartiscono la torta siriana — fanno avanzare o retrocedere le loro pedine a seconda delle circostanze. L’Iran sta guadagnando terreno in Siria, approfittando del fatto che al momento la Russia è troppo impegnata sul versante della guerra in Ucraina. A questo proposito, Damasco e Teheran hanno ultimamente rafforzato le loro relazioni, con diversi incontri di alto livello tra funzionari della sicurezza e leader politici dei due paesi al fine di “promuovere ulteriormente la loro cooperazione”, secondo quanto riferito dal sito The Syrian Observer nel numero del 4 marzo. Nello stesso numero, citando Baladi News, il sito ha anche riferito di incidenti tra gruppi filo-iraniani e filo-russi nella città di al-Hasaka, nel nord-est della Siria.

È così che la Siria vive gli sconvolgimenti della guerra in Ucraina, 11 anni dopo lo scoppio di un conflitto di una violenza inaudita sul suo territorio che ha fatto crollare l’economia, con 6 milioni di profughi nel mondo e altrettanti sfollati all’interno del paese. In questo secolo implacabile e disumano, è tutto un susseguirsi di masse di profughi, che vanno verso un futuro incerto, dove gli ucraini prendono il posto dei siriani e di altri afghani o africani. Un esodo senza fine.