Giovedì 8 agosto 2024.
Come sapete, a Gaza manca tutto o quasi tutto a causa della guerra e del blocco che vieta l’importazione di moltissimi prodotti. Una situazione di carestia che ha determinato la comparsa di nuovi “mestieri”, dettati dalla famosa “arte di arrangiarsi”, che la dice lunga sul grado di miseria in cui versa la Striscia di Gaza. Ecco un rapido elenco.
Il riparatore di accendini
Bloccati al confine da Israele, a Gaza gli accendini e i fiammiferi sono diventati oggetti introvabili e costosi. Oggi un accendino costa tra i 20 e i 30 shekel (dai 4 ai 7 euro), mentre prima della guerra le tabaccherie spesso lo regalavano con l’acquisto di un pacchetto di sigarette. E così è nata una piccola attività di riparatori di accendini. Di solito, si mettono nei mercati con un banchetto, spesso fatto con pezzi di pallet, seduti su un secchio rovesciato. Il riparatore si siede lì con i suoi attrezzi: lenti di ingrandimento, cacciaviti, viti di piccole dimensioni, coltellini. La riparazione di un accendino rotto costa tra 3 e 5 shekel (tra 0,74 e 1,23 euro).
Prima, con questa cifra, se ne potevano comprare una quindicina. Oltre a ripararli, c’è anche chi li ricarica: lo fanno dei giovani che riempiono gli accendini vuoti con gas liquido, grazie a delle bombole a gas, come si fa per i deodoranti. Prima, un accendino vuoto lo si buttava via, ora non più. La ricarica costa più o meno 1 shekel (0,24 euro), quanto il costo anteguerra di quattro accendini nuovi. Grazie a questo lavoretto, quelli che riparano o ricaricano accendini arrivano a guadagnare tra i 20 e i 30 shekel (da 4 a 7 euro) al giorno.
Il controllore sui mezzi di trasporto
Vi ho già parlato dei nuovi mezzi di trasporto, vecchi furgoncini anni ’80 o vetture che trainano carretti o camion bestiame. Siccome l’autista non può vedere quello che succede dietro di lui, assume qualcuno con il compito di raccogliere i soldi dei viaggiatori. Gli dici dove vuoi scendere, e lui fissa il prezzo. Però visto che non ci sono delle fermate fisse, e si può scendere dove si vuole, spesso nascono delle discussioni: “è troppo caro, non devo andare così lontano...”. Chi fa questo mestiere è sempre un parente dell’autista: un fratello, un cugino, un amico di cui l’autista si fida, perché è lui che intasca i soldi dei viaggiatori.
Il rollatore di sigarette
Il tabacco importato di contrabbando si trova sfuso, ma visto che tanti non sono capaci di rollare bene una sigaretta portano il tabacco a dei tizi che stanno seduti dietro un banchetto su cui sono disposti filtri e cartine, e lì c’è uno che prepara le sigarette. Se qualcuno non si può permette di comprarne una intera, lui la taglia a metà, mettendo un filtro su ognuno dei due pezzetti.
Il riparatore di banconote
Visto che ci sono 2,3 milioni di persone nella Striscia di Gaza e nessuna nuova banconota è entrata dopo il 7 ottobre, quelle che circolano sono molto consumate, sporche, tagliate o strappate. La soluzione è andare dal riparatore di banconote, che in genere si sistema sotto un telone dove sono affisse le tariffe: per riparare una banconota da 20 shekel (4 euro) ci vuole 1 shekel (0,24 euro); per una da 50 shekel (12 euro), invece, ce ne vogliono 2 shekel (0,49 euro); per una da 100 shekel (24 euro) servono 3 shekel (0,74 euro), mentre per una da 200 shekel (49 euro) ne occorrono 4 shekel (0,98 euro). Sono riuscito a parlare con uno di loro, ma non a filmarlo. Mi ha detto: “Non puoi filmarmi, perché c’è un trucco, ed io, grazie a questo trucco, mi guadagno da vivere”. Infatti, sono sicuro che esiste un trucco, visto che le banconote tornano come nuove.
Il venditore di acqua fredda
Non si tratta di cisterne d’acqua, che esistono da tempo a Gaza. Sono dei ragazzi che riempiono dei sacchettini di plastica di circa 20 cl che poi rivendono a 1 shekel (0,24 euro). Non è acqua potabile, di quella non ce n’è più a Gaza. Si tratta di acqua dolce, e la gente la compra perché è fredda, visto che fa molto caldo a Gaza. Quasi tutti non hanno più energia elettrica, e hanno dimenticato cosa siano un frigo o il freddo. I giovani venditori raffreddano le bustine dai grossi commercianti che riescono a congelare i prodotti grazie ai pannelli solari. In molti sono restii a bere quest’acqua, e così la usano solo per rinfrescarsi il viso. È un piccolo business che funziona molto bene e alla fine della giornata il giovane venditore guadagna più o meno 20 shekel (4 euro).
Il venditore di sacchetti di plastica
Anche in questo caso, si tratta di giovani che vendono sacchetti di plastica per fare la spesa, perché anche quelli non si trovano più. I commercianti non ne hanno, e così vendono i prodotti senza la busta. Prima, i commercianti davano una busta, o anche più di una: “Tieni, ti possono servire per casa, per riporre le cose o per la spazzatura”. Erano gratis! È una cosa che ha scioccato i miei amici francesi quando sono venuti a Gaza, perché da loro si cerca di ridurre gli imballaggi di plastica. Così anche gli abitanti di Gaza hanno iniziato, quando possibile, ad usare delle borse di stoffa. E così siamo arrivati a fare dei gesti ecologici, in un luogo dove, per ironia della sorte, la guerra ha inquinato tutto. Diciamo allora che è giusto così, che si usano meno sacchetti di plastica, che stiamo diventando ambientalisti!
Il venditore di posti nelle code
A Gaza si deve fare la fila per tutto: per riempire la propria tanica alla cisterna, per comprare il pane, per prelevare denaro al bancomat, per andare allo sportello delle compagnie telefoniche. Ci sono dei giovani che arrivano molto presto, tra le 5 e le 6 del mattino, in modo da essere i primi in fila davanti alla banca o alla panetteria. Quando arrivi, ti offrono il loro posto per evitare di fare due ore di fila sotto il sole. In genere, chiedono da 5 a 10 shekel (da 1,23 a 2,46 euro), tranne che davanti agli sportelli bancari dove il posto in fila costa tra i 20 e i 30 shekel (da 4 a 7 euro).
Il noleggiatore di spazio nel frigo
Si trovano al mercato o nei pressi dei campi di sfollati, dove non c’è più energia elettrica. Installano un pannello solare (un apparecchio che ha prezzo molto alto ora) che alimenta un piccolo frigorifero. Se voglio raffreddare o congelare una bottiglia, mi costa 1 o 2 shekel (0,24 o 0,49 euro), dipende dalle dimensioni della bottiglia. Anche quando compro del pollo o delle verdure che voglio conservare, vado lì per affittare uno spazio nel frigorifero. Si trovano un po’ ovunque, con tariffe per ogni alimento.
Il caricatore di telefoni
Chi può disporre di pannelli solari alimenta le batterie o affitta il caricabatteria per cellulari al costo di 1 shekel (0,24 euro), oppure ricarica i power bank per cellulari, le lampade a LED, i ventilatori, o altro per 5 shekel (1,23 euro). C’è una tariffa per ogni dispositivo, ed anche questo è diventato un mestiere in tempo di guerra. Sono in tanti a farlo, e un po’ tutti si servono di loro per ricaricare i dispositivi.
L’installatore di tende
Ci sono molti sfollati che hanno una tenda, o ne comprano una, a caro prezzo, ma non sanno come montarla. Il venditore, o l’installatore, chiede 50 o 100 shekel in più per il montaggio, ma le tende costano talmente tanto che 50 o 100 shekel (12 o 24 euro) in più non fa molta differenza. Quando ho piantato la mia tenda mi hanno aiutato degli amici. Ma se non ci fossero stati loro, avrei dovuto sicuramente chiamare degli installatori professionisti. Inoltre, ci sono anche quelli che montano le tende di fortuna, fatte con teloni e pezzi di legno. La loro tariffa è fissata in base alla superficie, c’è un prezzo per 4 mq, un altro per 10 mq, e così via.
Il riparatore di infradito
Non parlo di calzolai, ma di quelli che riparano vecchi infradito. Prima, un paio costava 5 shekel (1,23 euro) e quando si consumava lo si buttava via. Oggi gli infradito rientrano tra gli oggetti che non possono essere importati, quindi si deve andare dai riparatori. Per loro è un buon business, perché la maggior parte degli sfollati non ha altre scarpe e non può permettersi il lusso di buttarle via. Ho portato il mio paio di infradito da uno di questi riparatori, e le riparano perfettamente. Sono molto bravi, e anche se non sono proprio belle a vedersi, le mie infradito funzionano ancora.
Il guardiano di camion
I pochi camion privati autorizzati dagli israeliani a importare prodotti, compreso il cibo, vengono spesso presi d’assalto da sfollati privi di tutto. Per questa ragione, ci sono uomini che propongono ai commercianti di proteggere i loro convogli, dall’uscita del valico con Israele fino ai depositi. Il costo dipende dalla merce, dal numero di vetture o camion, dall’ora e dalla destinazione. Dall’inizio di agosto, il costo varia dai 5 000 ai 40 000 shekel (da 1 228 a 9 828 euro). Anche questo è diventato un mestiere. Gli uomini armati appartengono ai clan o alle grandi famiglie di Gaza.
Il caricatore di bombole di gas
Il gas arriva a Gaza, ma in quantità insufficiente. Prima, una bottiglia da 12 kg costava circa 70 shekel (17 euro). Oggi 1 kg di gas costa tra i 40 e i 50 shekel (9 e 12 euro), e il prezzo varia ogni giorno a seconda della borsa informale di Gaza. Molti non possono permettersi una bombola piena, e quindi usano soprattutto il legno o comprano 1 o 2 kg di gas. All’interno degli accampamenti, c’è sempre un telone con gente che ha il materiale per scaricare solo una parte di una grande bombola a gas in una o più bombole di piccole dimensioni, con una bilancia che misura la quantità al grammo. Era una cosa che esisteva già durante il periodo più duro del precedente blocco, tra il 2007 e il 2010. È l’unico mestiere che esisteva già, ma ora è tornato in auge. Lo fanno in tanti, anche lungo le strade, quando riempiono i serbatoi Gpl delle auto trasformate con l’impianto a gas – ecco ancora una volta l’arte d’arrangiarsi. Qui è tutto molto più costoso, ma chi fa il tassista se lo può permettere.
Ci sono tanti altri nuovi mestieri, ma tornerò su questo punto. La mia speranza è che un giorno potremo parlare di tutto questo con una risata. Oggi però è la miseria che mi spinge a parlare di questa situazione. Possiamo provare a vederla in maniera un po’ più ottimista, dicendo che siamo un popolo creativo, ma in realtà tutto questo fa parte delle condizioni umilianti di vita a cui ci costringono gli israeliani. Questo fa parte del tentativo di distruggere la nostra vita, ogni idea di normalità. Questo fa parte della loro volontà di farci abituare a non avere i mezzi per vivere come esseri umani. È questa la politica attuata dagli israeliani contro la popolazione di Gaza.