Immaginate un mondo in cui i desideri vengano venduti a prezzi di mercato e, come qualsiasi altra merce, si possano liberamente acquistare per le strade della città. Qui appare il genio della lampada che, per esaudire la volontà di chi lo evoca, esclama: “Ogni tuo desiderio è un ordine!”, traduzione della formula shubbek lubbek. I desideri però non si nascondono nella lampada, ma si vendono in costose bottigliette o lattine. È un mondo distopico dove il sistema capitalistico regna incontrastato su tutto, compreso i desideri. L’unica cosa che determina la qualità e, soprattutto, la credibilità dei prodotti è il vostro potere d’acquisto.
In sintesi, è questa la trama di Shubbek lubbek. Ogni tuo desiderio di Deena Mohamed, libro tradotto in italiano da Luce Lacquaniti e pubblicato dalla casa editrice Coconino Press. Come la versione originale, scritta in dialetto egiziano, anche questa edizione si apre come un libro in arabo, da destra a sinistra, per rispettare la tradizione della calligrafia islamica. Le tavole dell’opera, una trilogia di oltre 500 pagine, sono quasi tutte in bianco e nero, ad eccezione di alcune pagine a colori all’inizio di ogni capitolo, secondo lo stile dei manga giapponesi.
Un capitalismo coloniale
Il libro descrive accuratamente il fermento degli scenari urbani del Cairo. La trama si svolge intorno al kiosk1 di Shukri, ricoperto dai loghi colorati delle confezioni di patatine fritte e situato in prossimità di incrocio molto trafficato. L’illustratrice ha una vera passione per i chioschi, e così ha accumulato moltissime immagini di questi tipici negozietti del Cairo per curare il suo libro. Ci racconta com’è nata l’idea:
Dal punto di vista visivo, sono sempre stata attratta dai chioschi, perché, di solito, rispecchiano la personalità del proprietario, oltre a delimitare lo spazio in cui si trovano: alcuni si sviluppano in altezza per via della pavimentazione molto stretta, altri sono decorati con luci al neon per la mancanza di illuminazione pubblica. Le attività più fiorenti li allestiscono anche con vari congelatori...
Oltre ad avere gli scaffali zeppi di merce, Shukri vende tre desideri di prima classe, cosa piuttosto insolita, persino sospetta, visto il grande valore che hanno sul mercato. Seppur indebitato, Shukri si rifiuta di usarli per sé per motivi “religiosi”2, e così decide di sbarazzarsene offrendoli a un prezzo stracciato. I tre desideri attireranno così tre personaggi di cui il lettore scoprirà le vicende nel corso delle pagine: ‘Aziza, Nur e Shawqiyya.
Nell’universo fantastico creato da Deena Mohamed, il commercio dei desideri è strettamente controllato sia a livello nazionale che internazionale. Ci sono varie pagine inserite negli intermezzi che spiegano la storia dei desideri, oltre a far riferimento ai vari paesi del Nord che li hanno sfruttati. Scopriamo così il sistema dei rapporti di forza tra le varie potenze coloniali per poter mettere le mani sulle risorse strategiche, presenti soprattutto in Africa e Medio Oriente, ma raffinate e vendute dalle aziende occidentali. Queste “guide dei desideri” che orientano il lettore hanno dietro uno studio meticoloso che è senza dubbio uno degli elementi di forza della graphic novel.
A poco a poco, il lettore scopre la complessità dell’universo urban fantasy di Shubbek Lubbek, che talvolta rasenta il realismo, sia dal punto di vista storico che geopolitico, con echi che rimandano alla cupa realtà politica egiziana. Così, quando Shukri vuole donare il suo desiderio alla Fondazione dei Desideri per Tutti, la direttrice gli comunica che i suoi beni sono stati congelati e che il tribunale li hanno costretti a cessare ogni attività in virtù di una nuova legge che vieta a qualsiasi organizzazione non autorizzata di distribuire desideri, anche senza scopo di lucro. Qui il lettore più attento coglie ovviamente l’allusione al bavaglio messo alle Ong per un intero decennio, inasprito dagli ultimi iter legislativi del 2019.
Rappresentare la salute mentale
La prima parte è incentrata su ‘Aziza, una giovane vedova d’estrazione popolare, che, grazie alla sua operosità, riesce a comprare un desiderio da Shukri. Malgrado ciò, ‘Aziza se lo farà confiscare dalle autorità che non vogliono che una donna, tanto più della sua estrazione, possa ricavarne un beneficio. Addentrandosi nei meandri di una burocrazia kafkiana per far valere la sua buona fede, ‘Aziza cadrà vittima del dispotismo del regime finendo in carcere, unico modo per lo Stato di privarla del suo desiderio.
Nel secondo volume, scopriamo la vita di Nur, un personaggio androgino – il suo nome è neutro – e depresso, che proviene da un ambiente benestante e vive in un lussuoso compound3 del Cairo. Capitat* per caso al chiosco di Shukri, Nur decide di comprare un desiderio per guarire la depressione, ma sprofonda in un’angoscia ancora più terribile. Nur non sa come esprimere esattamente il suo desiderio perché possa funzionare nel modo giusto. La tematica della salute mentale è un tabù sociale di cui si parla poco, e mai in maniera così esplicita, nelle opere del mondo arabo, e che qui viene affrontato apertamente. Al malessere esistenziale di Nur, che seguiamo attraverso i suoi continui sbalzi d’umore, talvolta rappresentati graficamente a piena pagina, si unisce il senso di colpa nel considerare i suoi problemi “futili” rispetto agli altri...
Anche se le disuguaglianze tra classi sociali sono molto presenti, l’autrice tiene a precisare che non è questo il tema centrale del libro:
Nel mondo che descrivo i desideri sono basati sul loro valore di mercato e quindi si deve ovviamente parlare di classi sociali, è impossibile non farlo. Ma volevo prima di tutto scrivere un libro in cui i lettori e le lettrici potessero identificarsi, e, per farlo, era necessario aggiungere alla storia degli elementi di verità. Era impossibile scrivere questa storia solo dal limitato punto di vista egiziano o quello di un’unica classe sociale.
Raccontare il politico e il personale
Per il suo stile molto raffinato, la storia di Shubbek Lubbek ha riscontrato grande entusiasmo fin subito, ma è stata scoperta grazie a Mohamed Shennawy, fondatore del comics magazine TokTok e direttore del festival Cairo Comix dove il libro ha ricevuto il premio per la migliore graphic novel e il Grand Prix del festival nel 2017. Così ne descrive lo stile uno dei traduttori:
La storia mi ha subito catturato per il suo modo semplice, ma estremamente lucido di raccontare sia il politico che il personale. Ci sono cose che mi erano sfuggite ad una prima lettura, e di cui mi sono reso conto solo mentre traducevo, penso, ad esempio, al fatto di non conoscere il genere di Nur, che, in arabo, è un nome neutro. Preservare questa ambiguità è stata una delle sfide della traduzione.
L’ultima parte della graphic novel, sicuramente la più corposa ed accattivante, ci porta nella regione dell’Alto Egitto, dove Shukri, ma anche il terzo personaggio Shawqiyya, hanno vissuto la loro infanzia tra tradizione religiosa e usanze patriarcali. Rivoluzionando i codici narrativi del passato, Deena Mohamed ricorre all’immaginario fiabesco per raccontare in maniera allegorica le violenze di cui sono vittima gli abitanti dei villaggi copti. Viaggiando avanti e indietro nel tempo, il lettore si immerge tra i paesaggi rurali della Valle del Nilo, come di Alessandria d’Egitto, fino a scoprire in che modo Shukri è riuscito a procurarsi i suoi desideri di prima classe.
Deena Mohamed si era fatta conoscere dal grande pubblico con il webcomic Qahera, scritto a 18 anni e diventato rapidamente virale, in cui si raccontano le avventure di una supereroina femminista che indossa un hijab4 – in arabo, è anche il nome della città del Cairo – e lotta contro la patriarcato e l’islamofobia. La storia di Shubbek Lubbek ci permette di scoprire un universo profondamente egiziano, ma dalla portata universale.
Con questa potente graphic novel che mette in scena i sogni – o meglio, i desideri! – dell’umanità all’interno di un contesto caratterizzato da forti disuguaglianze sociali e sfruttamento neoliberalista, Deena Mohamed offre ai lettori e alle lettrici molti spunti di riflessione politica.