Teatro

Wael Adel Zuaiter, dalla dolce vita alla lotta per la Palestina

Rappresentante di al-Fatah a Roma e portavoce dell’OLP in Italia, appassionato di Dante e Gustav Mahler, ma anche amante del caffè espresso e del Chianti, Wael Adel Zuaiter fu ucciso dal Mossad mentre rientrava nella sua casa di Roma, il 16 ottobre del 1972. Un’opera teatrale rende omaggio al destino fuori dal comune di questo intellettuale palestinese e permette di far conoscere ad un ampio pubblico il suo omicidio che resta ancora oggi impunito in Israele come in Italia.

L'immagine mostra un giovane uomo che osserva con meraviglia degli agrumi essiccati appesi in aria. La sua espressione è attenta e sognante, mentre le luci soffuse creano un'atmosfera suggestiva. I colori caldi degli agrumi contrastano con il fondo scuro, enfatizzando la bellezza dell'installazione.
L’attore Bilal Hasna in For a Palestinian.
Alessandra Davidson

Wael Adel Zuaiter era il rappresentante di al-Fatah a Roma, nonché il primo dei dieci palestinesi1 uccisi nel corso dell’operazione “Ira di Dio” ad opera del Mossad, in seguito all’omicidio di 11 atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco del 1972 da parte dell’organizzazione Settembre Nero. Un suo amico, Mahmoud Hamshari, rappresentante dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) a Parigi, venuto a Roma in occasione del suo funerale, disse ai compagni di Zuaiter: “Il prossimo sarò io”. Poche settimane dopo, Hamshari fu assassinato a Parigi.

La vicenda di Zuaiter rivive in una straordinaria opera teatrale scritta e interpretata dall’attore britannico di origine palestinese Bilal Hasna. Lo spettacolo, dal titolo For a Palestinian, ha registrato il tutto esaurito con una lunga tournée in tutto il Regno Unito. All’inizio, Hasna interpreta se stesso, uno studente palestinese di 19 anni non di lingua araba che vive a Londra ed è incline ai facili entusiasmi. Quando, cinque mesi dopo, arriva un invito a partecipare a un matrimonio di famiglia a Gerusalemme da parte di un cugino che conosceva a malapena, decide di fare una ricerca sulla Palestina su Wikipedia e YouTube: “Diventare un esperto, capite? Recuperare le mie radici”.

Le Mille e una notte e Fellini

Nel corso delle sue ricerche, Bilal Hasna trova per caso un rimando a Zuaiter che colpisce la sua immaginazione. Rimane deluso però quando scopre che persino suo padre, il suo punto di riferimento sulla Palestina, non ha mai sentito parlare di quest’uomo. “Stavo cominciando a trovare delle analogie tra me e lui... Eravamo tutti e due dei palestinesi che vivono in Occidente. E anche Zuaiter aveva una sorella”, dice, aggiungendo che Wael aveva curato la prima versione in italiano de Le mille e una notte, “e io ho letto Le mille e una notte”.

In scena, Hasna si trasforma in Zuaiter sullo sfondo di una Roma degli anni ‘60. È un ragazzo di trent’anni, educato e garbato, amante del mondo di Federico Fellini, Luciano Pavarotti, Giacomo Puccini, Sophia Loren, del caffè espresso e del vino rosso delle osterie romane. Delle ghirlande di fettine d’arancia essiccate decorano la scena mentre Zuaiter parla di Giaffa, di arance e della sua infanzia in riva al mare a una pittrice di cui vede solo i piedi attraverso i sandali e un pezzo di vestito giallo dietro un dipinto appeso al soffitto.

Anche la pittrice è cresciuta in riva al mare – “blu, Sydney” – e gli dice che tutti e due appartengono a un popolo del mare che deve ritrovarsi, prima di sparire tra il pubblico.

Poi Bilal Hasna diventa la padrona di casa di Zuaiter, Mariuccia, “79 anni, ma mostrando con orgoglio tutti i suoi anni. Bella come solo la vita sa renderla”. Ogni settimana, Mariuccia prepara deliziose cene per la sua imprevedibile compagnia di inquilini e dei loro amici.

Hasna è anche l’insopportabile aristocratico inglese Cori, l’esperto sardo Salvatore, e poi di nuovo Zuaiter, in profondo imbarazzo quando Janet, l’artista di Sydney, fa la sua comparsa durante la cena. Tra discorsi un po’ confusi sull’indipendenza algerina, la Palestina, le mostre d’arte e altri argomenti, Mariuccia parla dell’amore e Hasna fa ballare Zuaiter e Janet. Sotto i nostri occhi scorrono cinque anni di vita a Roma, pieni delle traduzioni di Zuaiter, della pittura di Janet, di Chianti, di caffè espresso e tanta danza.

Tra gli amici di Zuaiter figurano gli scrittori Jean Genet, Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini. Un film che restituisce lo spirito di quell’epoca è La Pantera rosa con Peter Sellers del 1963, dove Wael fa la sua breve comparsa come cameriere che passa davanti all’attore inglese David Niven.

Combattere con le parole

Ma il 5 giugno 1967, dopo l’attacco israeliano a Egitto, Siria e Giordania, Zuaiter decide di partire alle 3 del mattino su una Fiat 125 con un amico palestinese, per attraversare cinque paesi e due continenti per andare a combattere le truppe israeliane; sotto gli occhi increduli di Janet, che gli fa notare che non è in grado di uccidere nemmeno delle formiche in cucina.

A Beirut, dopo aver percorso più di tremila chilometri in cinque giorni, trova delle strade bloccate, perché la gente ha lasciato lì le macchine per abbracciarsi. La guerra è finita: “Dicono tutti la stessa cosa. Khalas. Khalas. È finita”.

Il Sinai, Gaza, le alture del Golan e la Cisgiordania ora sono occupate da Israele. Zuaiter torna a Roma e inizia il lavoro che segnerà alla fine la sua morte: “Aiuto la Palestina nell’unico modo che conosco: parlando con la gente, gli studenti, i tassisti, i camerieri che lavorano nei caffè. Iniziamo a fissare degli incontri nell’appartamento di Mariuccia ogni giovedì”.

Hasna diventa di nuovo una Mariuccia curva e sorridente: “Qui? In salotto? Bene, ti serve un aiuto per sistemarti, giusto? Su, muoviamoci!”.

Poi diventa ancora una volta Zuaiter. L’uomo è cambiato: “Insegno a chi viene cosa sono state la Nakba (1948) e la Naksa (1967), e tutto quello che è successo tra i due periodi. Mostro loro le foto della mia vecchia casa che non è più mia. Delle foto dei rifugiati, della mia famiglia”. Da quel momento, la solidarietà italiana con la Palestina è sempre stata costante.

Al centro di una installazione artistica

Un altro intellettuale palestinese assassinato, Ghassan Kanafani, ucciso nello stesso anno da un’autobomba del Mossad a Beirut insieme a sua nipote di 17 anni, Lamis Najim, vive ancora oggi attraverso i suoi libri, che sono letti da tutti i palestinesi; le sue opere teatrali sono rappresentate in tutto il mondo; e i suoi ritratti campeggiano sui muri delle strade di Beirut.

Prima che Bilal Hasna e Aaron Kilercioglu scrivessero questo racconto romanzato della vita di Zuaiter, il mondo aveva visto la sua morte attraverso una potente installazione multimediale dell’artista palestinese Emily Jacir, intitolata Material for a Film2. Un’installazione che ha vinto un Leone d’Oro alla Biennale di Venezia nel 2007 ed è stata esposta al Guggenheim Museum di New York, alla Whitechapel Gallery di Londra e alla Biennale di Sydney. La mostra di Jacir contiene anche delle videointerviste ad amici di Zuaiter, vecchie foto, alcune pagine della Divina Commedia di Dante che teneva con sé (perché l’intero volume era troppo ingombrante) e una vecchia copia in arabo de Le Mille e una notte, ritrovata in una tasca della giacca, perforata da una delle tredici pallottole sparate alla testa e al petto. Unforgettable è un’installazione di 1000 fogli bianchi, perforati dall’artista con una pistola calibro 22, simile a quelle usate dagli assassini.

Jacir include un ricordo di un amico di Zuaiter, il musicologo italiano Bruno Cagli. Nel 2005, gli aveva detto:

Non potevo credere che qualcuno che aveva dedicato tutta la sua vita alla riconciliazione intellettuale, culturale e morale tra popoli potesse essere preso di mira. Non riuscivo a credere che fosse possibile per uno stato straniero inviare degli assassini in un paese come l’Italia, e in una città come Roma, e che l’Italia fosse così vulnerabile in queste circostanze.

Jacir segnala anche una frase del mistico inglese Francis Thompson, citata da Zuaiter alla fine di un articolo scritto per il settimanale L’Espresso poco prima della sua morte: “Non puoi agitare un fiore senza disturbare una stella”3.

“È stato un terribile errore”, ha ammesso un funzionario del Mossad in un’intervista rilasciata quarant’anni dopo; secondo il libro Rise and Kill First: The Secret History of Israel’s Targeted Assassinations pubblicato da Ronen Bergman, un giornalista israeliano, nel 2018, un altro funzionario credeva che “Zuaiter non c’entrasse nulla con l’uccisione degli atleti”. Con il suo spettacolo teatrale, Hasna attraversa mezzo secolo per creare un ricordo indelebile della vita di un grande intellettuale palestinese.

1Insieme a Ahmed Bouchiki, un cameriere marocchino ucciso a Lillehammer, in Norvegia.