
Alla fine di gennaio 2025 entreranno ufficialmente in vigore due controverse leggi votate il 28 ottobre 2024 dalla Knesset1, il Parlamento israeliano, che interdicono le attività dell’UNRWA a Gerusalemme Est, in Cisgiordania e nella striscia di Gaza, i tre territori in cui Israele, in quanto potenza occupante, sarebbe tenuta a garantire, conformemente alla Convenzione di Ginevra del 19492, l’accesso agli aiuti umanitari.
La prima legge proibisce qualunque azione dell’agenzia sui territori israeliani compresa Gerusalemme Est, annessa in violazione del diritto internazionale. Mentre il secondo testo rende illegali tutti i contatti tra le autorità statali israeliane e l’agenzia, ciò che impedirà ogni possibile coordinamento tra l’UNRWA e l’amministrazione militare israeliana che controlla i territori occupati3 Nonostante il commissario generale dell’agenzia, Philippe Lazzarini, abbia dichiarato il 15 gennaio scorso che continuerà a svolgere la sua missione, i rischi per l’incolumità degli impiegati palestinesi saranno enormi4.
La fine dell’operatività dell’agenzia dell’ONU, molto attiva a Gaza, soprattutto per la somministrazione delle vaccinazioni contro la poliomielite5 e il coordinamento di quei pochi aiuti che arrivano con il contagocce, avrà conseguenze drammatiche, specialmente in questa enclave assediata, in cui la situazione sanitaria e umanitaria, dopo 15 mesi di conflitto, è definita “catastrofica” dall’OMS6, l’Organizzazione mondiale della Sanità e dove, già da gennaio 2024, un’ordinanza della Corte internazionale di Giustizia ha lanciato il suo grido d’allarme circa il “rischio di genocidio”7.
Ma la volontà di smantellare l’UNRWA non nasce dall’oggi al domani. La decisione del 28 ottobre 2024 rappresenta il culmine di un processo posto in atto da Tel Aviv da anni per sbarazzarsi di questa agenzia che, nei 75 anni della sua esistenza, non ha mai cessato di richiamare Israele sia alle proprie responsabilità concernenti la creazione stessa del problema dei rifugiati, che alle violazioni del diritto internazionale strettamente connesse alla sua politica espansionistica.
Interventi umanitari indispensabili e ruolo politico
L’UNRWA è stata creata nel 1949 per fornire un aiuto urgente a circa 800.000 rifugiati palestinesi. Il suo mandato iniziale mirava al miglioramento delle loro condizioni di vita, finché la loro situazione non avesse trovato la giusta regolamentazione conformemente alla risoluzione 194 (III) votata l’11 dicembre del 19488, la quale sanciva il diritto al ritorno e il diritto alle compensazioni. Sottoposto a un rinnovo triennale, questo mandato è di fatto diventato permanente di fronte alla mancata risoluzione del problema.
All’interno di cinque aree d’intervento (Giordania, Libano, Siria, Gaza e Cisgiordania)9, l’UNRWA è diventato l’erogatore principale di servizi essenziali (educazione, sanità, abitazione) per circa 6 milioni di persone. Provvede alla manutenzione delle infrastrutture di 58 campi in cui gestisce: 706 scuole che accolgono mezzo milione di allievi, 140 dispensari medici di base e 113 centri comunitari; segue inoltre 475 progetti di microfinanza; e rappresenta, subito dopo i servizi pubblici dei paesi d’accoglienza, il primo datore di lavoro della regione con circa 30.000 impiegati la cui maggioranza è formata da Palestinesi. L’UNRWA possiede infine milioni di documenti d’archivio (a Gaza e ad Amman) che costituiscono una risorsa storica eccezionale, soprattutto per quanto riguarda la questione dei rifugiati10.
Se, al momento della sua creazione, l’azione dell’agenzia era stata concepita come neutra e apolitica, essa inevitabilmente ha finito per assumere connotati politici.
Trovare una soluzione politica per mettere fine al conflitto israelo-palestinese era il compito ad hoc della Commissione di conciliazione delle Nazioni Unite per la Palestina (UNCCP), che concluse i suoi lavori alla fine degli anni ’50. Da allora l’UNRWA è divenuto il solo organismo dell’ONU che fornisce ai Palestinesi servizi di carattere statale senza però godere di alcuna protezione politica internazionale. Di fatto, i Palestinesi sono esclusi dal sistema di protezione stabilito dalla Convenzione di Ginevra del 1951 che regolamenta lo statuto dei rifugiati11.
Il carattere politico assunto dall’UNRWA si deve al fatto che essa si è caricata della responsabilità che la comunità internazionale avrebbe dovuto assumersi rispetto ai rifugiati palestinesi, i quali hanno così finito per considerarla come l’unico organo di garanzia del loro diritto al ritorno. Teoricamente, il suo mandato sarebbe potuto cessare con una risoluzione politica, come quella che ci si sarebbe aspettata dagli accordi di Oslo del 1993.
Dopo il fallimento del processo di Oslo, un ritorno al diritto internazionale?
Durante il periodo dei negoziati aperto dalla Dichiarazione dei principi sulle disposizioni di un autogoverno ad interim (Oslo I)12, numerosi dossier spinosi – tra cui quello dei rifugiati palestinesi – furono rimandati a una fase successiva, quella detta dello “statuto finale”, espressamente allo scopo di non compromettere l’insieme delle discussioni.
L’orizzonte di attesa dei Palestinesi rispetto a questo dossier non riguardava soltanto il diritto al ritorno, ma anche la creazione di uno Stato palestinese, accanto allo Stato israeliano, all’interno delle frontiere del 1967. Dopo la creazione di tale Stato, l’Autorità palestinese (AP) avrebbe assunto su di sé le responsabilità dell’UNRWA nella striscia di Gaza e in Cisgiordania. Un piano di trasferimento dei servizi era perciò previsto dal “Programma per la messa in opera della pace” allo scopo di migliorare le condizioni di vita nei campi dei rifugiati e per assicurare lo sviluppo economico dei territori palestinesi13.
Invece, il fallimento del processo di pace di Oslo (in gran parte dovuto al proseguimento della colonizzazione illegale dei territori palestinesi da parte di Israele) ripristina nuovamente la necessità della preminenza del quadro giuridico stabilito dalle risoluzioni dell’Onu, come ha ricordato recentemente la Corte internazionale di Giustizia in una delle sue decisioni14.
Secondo quest’ultima, il diritto internazionale prevale sui negoziati15, compresi quelli di Oslo, e l’occupazione israeliana dei territori occupati nel 1967, dichiarata illegale, deve cessare entro 12 mesi dalla risoluzione del 18 settembre 2024 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite16.
Per il solo fatto di esistere e a causa della sua azione, l’UNRWA rappresenta dunque un monito costante del diritto internazionale al quale Israele dovrebbe conformarsi. La sua eliminazione permetterebbe a Tel Aviv di allontanare il problema del diritto al ritorno dei rifugiati, tabù assoluto per Israele.
Le conseguenze socio-economiche e politiche derivanti dalla scomparsa dell’agenzia dell’ONU sarebbero particolarmente preoccupanti.
Quali prospettive per il dopo UNRWA?
In seguito all’occupazione dei territori palestinesi nel 1967, Israele chiese all’UNRWA di continuare a fornire i propri servizi, impegnandosi a facilitarne il compito conformemente allo scambio di lettere del 14 giugno 196717.
A partire dal 1970 le relazioni Israele/UNRWA andarono invece peggiorando18. Tel Aviv accusava l’UNRWA di partecipare alla radicalizzazione ideologica dei Palestinesi attraverso le scuole che gestiva e di costituire un teatro d’azione per i protagonisti del movimento nazionale palestinese.
Le tensioni si sono aggravate dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023, alla cui realizzazione, secondo Israele, avrebbero partecipato anche 19 dei 13.000 impiegati dell’UNRWA19. Come reazione e senza attendere che venisse condotta un’inchiesta, gli Stati Uniti e numerosi paesi dell’Unione Europea, tra cui la Germania, la Francia e l’Italia hanno interrotto a gennaio 2024 i finanziamenti all’agenzia, congelati anche dopo l’inchiesta successiva dell’ex ministra degli esteri francese, Catherine Colonna20, ma questa volta soltanto dagli Stati Uniti e dalla Svizzera.
Durante gli ultimi 15 mesi le strutture dell’UNRWA a Gaza sono state oggetto di attacchi israeliani, in violazione di ogni diritto umanitario internazionale: 190 tra scuole, centri sanitari e di distribuzione alimentare sono stati bombardati, 563 persone che avevano trovato rifugio nelle scuole sono state uccise, oltre a 260 impiegati dell’agenzia21.
I campi dei rifugiati nella striscia di Gaza sono diventati obiettivi di molteplici attacchi. Nel maggio scorso la sede dell’UNRWA a Gerusalemme Est è stata costretta a chiudere dopo un tentativo di incendio22. A ottobre il terreno del quartiere Sheikh Jarrah sul quale si trova la sede è stato confiscato, nel quadro dell’espansione di una colonia israeliana23.
In continuità con questi attacchi, le ultime leggi adottate dalla Knesset per interdire ogni azione dell’UNRWA violano il diritto internazionale senza proporre alcuna alternativa per venire in aiuto dei rifugiati palestinesi. Israele si limita a sperare che altre agenzie dell’ONU e organizzazioni internazionali “non politicizzate e più efficaci” ne prendano il posto24.
Tel Aviv preconizza anche l’intervento di organismi privati, poco conformi ai principi di neutralità e indipendenza, in un contesto di “bolle umanitarie” gestite da società private o di “comunità recintate”, che assomigliano tanto ai campi di internamento.
Negli ultimi mesi i discorsi dei governi occidentali sui rifugiati palestinesi hanno messo l’accento sul carattere strettamente umanitario della loro questione che è invece strettamente politica. Mentre l’espressione “crisi umanitaria” è divenuta di senso comune per descrivere la situazione a dir poco catastrofica che imperversa nella striscia di Gaza, le due leggi approvate dalla Knesset mirano a eliminare il principale soggetto capace di dare risposte umanitarie a questa crisi. La questione politica dei diritti dei rifugiati palestinesi si è andata ormai ampiamente marginalizzando e il programmatico aggravamento delle loro condizioni di vita reca con sé il rischio reale di estinzione di un popolo.
1https://www.theguardian.com/world/2024/nov/04/israel-formally-tells-un-of-intent-to-sever-all-ties-with-unrwa-relief-agency
4https://www.unrwa.org/newsroom/official-statements/remarks-philippe-lazzarini-unrwa-commissioner-general-third-meeting
6https://www.lorientlejour.com/article/1433051/la-situation-dans-le-nord-de-la-bande-de-gaza-est-catastrophique-patron-de-loms.html
13https://www.palquest.org/sites/default/files/LUNRWA_et_les_refugies_Enjeux_humanitaires_interets_nationaux.pdf
19https://www.rfi.fr/fr/moyen-orient/20240806-attaque-du-7-octobre-neuf-employés-de-l-unrwa-pourraient-avoir-été-impliqués-selon-l-onuv
22https://www.lorientlejour.com/article/1413274/lunrwa-ferme-son-qg-de-jerusalem-est-apres-une-tentative-dincendie-par-des-extremistes-israeliens.html