
Dopo quasi 20 mesi di devastazione senza precedenti di Gaza, è comprensibile – umano – accogliere con favore il voto1 di 17 Stati Membri dell’Unione Europea per rivalutare l’Accordo di Associazione con Israele.
Qualsiasi provvedimento che possa fermare questa desolante distruzione, qualsiasi provvedimento che riconosca i diritti umani dei palestinesi e che il diritto internazionale è davvero uguale per tutti/e non può che essere ben accolto.
Tuttavia, i campanelli d’allarme suonavano forte già alla vigila del voto. Valutare l’Accordo, infatti, non è – o non dovrebbe essere – una novità.
Come tutti gli Accordi di Associazione con Paesi terzi, anche quello con Israele contiene cosiddette «condizionalità»: criteri che devono essere valutati ogni anno e che possono determinare l’ampliamento della collaborazione o passi indietro. L’Articolo 2 dell’Accordo con Israele stabilisce2 che le relazioni bilaterali dipendono dalla situazione dei diritti umani.
L’UE quindi ha già l’obbligo di effettuare proprio questo genere di valutazione. Quel che è straordinario non è il voto per la revisione dell’Accordo, ma che mai prima d’ora questo sia stato sottoposto a una seria valutazione. Quel che è straordinario è la litania di violazioni dei diritti umani e flagranti violazioni del diritto internazionale prima del 2023 – per non parlare degli ultimi 20 mesi – non ha mai innescato l’applicazione di questi criteri.
Purtroppo, l’UE non è mai stata seriamente intenzionata a rendere operative queste «condizionalità». E c’è un modo semplice per capirlo. L’UE, infatti, non ha mai formulato chiaramente i parametri di queste revisioni annuali. Questi 17 Stati e l’UE nel complesso, quindi, hanno sistematicamente sorvolato su decenni di violazioni dei diritti umani in Israele/Palestina – nonché in tutti gli altri Paesi con cui l’UE ha Accordi di Associazione. Né sembrano intenzionati a cambiare rotta con questo voto.
Come parole vuote sono quelle del governo britannico3 che sospende negoziati commerciali4 con Israele – ma non il commercio in sé – e convoca l’Ambasciatore israeliano, ma che poche ore dopo effettuato l’ennesimo volo di intelligence su Gaza, uno di ben oltre 500 voli effettuati in sostegno di Israele5 dall’ottobre 2023. E continua a fornire armamenti6 ad Israele. Lo stesso vale per il comunicato «duro» di Francia, Canada e Regno Unito7, che si oppone solo a un’ulteriore devastazione – solo alla sua estensione e intensificazione, ma non alla devastazione stessa, non alle flagranti violazioni del diritto umanitario internazionale commesse fino ad ora.
In apparente contrasto, c’è stata la dichiarazione del Primo Ministro Pedro Sánchez8 oltre 40 contratti che lo stato spagnolo ha tutt’ora con lo stato o enti privati israeliani in materia di armi e intelligence. Accordi siglati sia prima che dopo la dichiarazione del governo Sánchez di mesi fa secondo cui gli accordi sulle forniture di armi9 verso Israele – nonché acquisti da Israele10 – sarebbero stati sospesi. Armi e cooperazione che, per altro, continuano a fornire anche la Gran Bretagna11, la Germania, e l’Italia12, e che rende questi governi legalmente corresponsabili dei crimini13 commessi dalle truppe israeliane.
Il voto del Consiglio Affari Esteri UE, come le prese di posizione elencate sopra, è del tutto superficiale, senza conseguenze concrete. E Germania e Italia hanno rifiutate persino questo.
Se i governi europei intendono mandare un segnale chiaro, dovrebbero cominciare col fare ciò a cui sono già legalmente obbligati, sia in base alle norme dell’Accordo che al Diritto Internazionale Umanitario: 1) sospendere i contratti di fornitura di armi e sorveglianza con le società statali, parastatali e private israeliane; 2) sospendere il supporto e la cooperazione all’intelligence; e 3) applicare le norme UE già vigenti in materia di scambi commerciali, culturali e di ricerca con istituzioni pubbliche e private israeliane sui territori palestinesi occupati. Dovrebbero inoltre sostenere l’applicazione del diritto internazionale a partire dai casi presso la Corte Internazionale di Giustizia e la Corte Penale Internazionale, inclusa l’esecuzione dei mandati di arresto14 emessi da quest’ultima.
Ecco perché bisogna suonare il campanello d’allarme: tutti gli impegni sopraelencati sono impegni che l’UE è già tenuta a rispettare, ma che per decenni ha semplicemente ignorato. Dall’ottobre 2023, questo silenzio e questa inazione si sono tradotti in una litania infinita di corresponsabilità legali e morali per la distruzione più devastante e sistematica di una popolazione di questo secolo.
1https://www.euractiv.com/section/politics/news/eu-to-launch-review-of-israel-trade-ties-over-gaza-blockade/
3https://www.middleeasteye.net/opinion/uk-ignore-starmer-theatrics-gaza-trail-blood-leads-straight-his-door
6https://bylinetimes.com/2025/05/07/david-lammy-accused-of-misleading-parliament-as-new-report-reveals-huge-scale-of-continued-uk-arms-shipments-to-israel/
7https://www.gov.uk/government/news/joint-statement-from-the-leaders-of-the-united-kingdom-france-and-canada-on-the-situation-in-gaza-and-the-west-bank
8https://www.youtube.com/watch?v=ABsN4Z2ADK8] secondo cui la Spagna “non fa affari con uno stato genocida” è stata presto sbugiardata dalla Deputata Ione Belarra, che ha elencato [[https://x.com/ionebelarra/status/1925196438205501602
11https://bylinetimes.com/2025/05/07/david-lammy-accused-of-misleading-parliament-as-new-report-reveals-huge-scale-of-continued-uk-arms-shipments-to-israel/