Attacco di Israele in Iran. Aspettando la tempesta

Nella notte tra il 25 e il 26 ottobre, l’esercito israeliano ha lanciato un attacco aereo contro i territori iraniani, con la benedizione degli Stati Uniti. Se Tel Aviv sembra per ora voler evitare di aprire un nuovo fronte nella regione, a Teheran la popolazione sembra più preoccupata per la vita quotidiana che per un’eventuale guerra regionale. Il reportage di Shervin Ahmadi racconta l’atmosfera che si respira nella capitale iraniana.

L'immagine mostra un gruppo di persone sedute su una panchina gialla situata in un luogo panoramico. Sono rivolte verso il paesaggio, apparentemente immersi nei loro pensieri o nella contemplazione della vista. La scena è caratterizzata da un'atmosfera serena e tranquilla, con una leggera foschia che sfuma l'orizzonte. Accanto alla panchina, un cane nero si avvicina, aggiungendo un tocco di vita all'immagine. Le persone indossano abbigliamento invernale, suggerendo che potrebbe essere una giornata fredda.
Teheran, 22 gennaio 2016. Una famiglia seduta su una panchina del monte Tochal, un massiccio dell’Elburz, immediatamente a nord della capitale iraniana.
Stefanie Eisenschenk / Flickr

In questo primo pomeriggio del 1° ottobre, la hall dell’aeroporto internazionale di Teheran-Imam Khomeini sembra più silenziosa del solito. Sono atterrati solo due voli. Nel taxi che mi porta al mio appartamento, parliamo come sempre della situazione politica. È proprio in quel momento che veniamo a sapere che Israele ha lanciato un attacco aereo all’Iran. L’autista, più giovane di me, sembra più preoccupato per le ripercussioni sul piano economico. Eppure, è uno che ha preso parte alla guerra contro l’Iraq, ormai un ricordo amaro alla luce dei giorni migliori che sperava sarebbero arrivati. Come molti iraniani, il giovane tassista è critico su tutto, compresa la rivoluzione iraniana, che lui attribuisce agli intellettuali “che sono andati all’estero lasciandoci in questo inferno”. Mi sento chiamato in causa dalla sua critica e così gli ricordo che la vita sotto lo Scià non era un paradiso, e che all’epoca non era possibile criticare il regime come fa lui. Come molti altri iraniani, l’uomo ripete la solita propaganda che passa sui canali satellitari filo-israeliani, come Iran International, che idealizzano di continuo il regime dello Scià, nonostante sia stato uno dei dittatori più cruenti della seconda metà del XX secolo.

Una volta a casa, esco a comprare lo stretto necessario: un po’ di pane e di formaggio. In un vecchio negozio del quartiere, un gruppetto di commercianti sta commentando la notizia dell’attacco israeliano. Anche loro sono preoccupati per le conseguenze economiche, ma senza farne un dramma.

Nei giorni immediatamente successivi, passeggio per il centro della città, dove si concentrano i tanto caffè che attirano i giovani. Nei quartieri del centro, quasi un terzo delle ragazze non indossa il velo. In giro non vedo più la polizia morale, né per le strade né all’ingresso delle stazioni della metropolitana. Sembra che la pressione sociale sia diminuita, come aveva promesso il candidato riformista indipendente, Masoud Pezeshkian, durante la sua campagna presidenziale. La presenza della polizia nelle strade non è più così asfissiante come lo era durante il movimento “Donna, Vita, Libertà”1. Per essere un Paese sull’orlo di una guerra, la situazione sembra stranamente molto calma. Si ha quasi l’impressione che gli iraniani non credano in una guerra aperta con Israele, e non si facciano prendere dal panico di fronte a quest’eventualità.

L’inflazione più che una guerra regionale

Era da un anno che non venivo in Iran. Ho l’impressione però che non ci sia più l’inflazione dilagante di una volta. Il prezzo del pane è rimasto lo stesso, mentre quello del pollo è passato da 74.000 toman2 (1,25 euro) di un anno fa agli 84.000 toman (1,85 euro) di oggi, con un aumento del 14%. L’aumento dei prezzi dei prodotti lattiero-caseari è ancora più evidente. Secondo il Centro di statistica iraniano, il tasso di inflazione annuo delle famiglie iraniane ha raggiunto il 34,2% nel settembre 2024, registrando un leggero calo di 0,6 punti rispetto all’anno precedente. Ma è il caro vita la principale preoccupazione degli iraniani. Come negli anni scorsi, l’aumento dei salari non ha tenuto il passo con l’inflazione e oggi la gente ha la sensazione di essere diventata sempre più povera.

La guerra a Gaza è quasi assente nelle conversazioni. A parte i media di Stato e i giornali, non si sente quasi mai parlare del conflitto per le strade. C’è, invece, una parte degli intellettuali cosiddetti “di sinistra” che ha adottato una posizione vicina all’estrema destra di non condannare i crimini di Israele, considerandoli “normali” dopo l’attacco del 7 ottobre. L’odio per il regime sembra giustificare tutto, compreso il genocidio in corso a Gaza. Alcuni monarchici si spingono oltre, arrivando a vedere l’immagine del premier israeliano Netanyahu sulla luna3, come il salvatore degli iraniani. Restano però voci minoritarie, infatti oltre un migliaio di artisti e intellettuali iraniani hanno firmato un appello collettivo “contro il nuovo ordine imposto al Medio Oriente”. Parlando con la gente, viene subito fuori un certo orgoglio patriottico. Nessuno sa quale potrebbe essere la reazione degli iraniani nel caso in cui i soldati americani dovessero far irruzione nel loro territorio.

A sua volta, il regime non sembra ver preparato la popolazione a un’eventuale guerra aperta con l’Occidente nel prossimo futuro. Per ora diplomazia iraniana è molto attiva e Abbas Araghtchi, il ministro degli Esteri, ha intensificato i suoi viaggi nella regione, compreso in Egitto, paese con cui l’Iran non aveva relazioni diplomatiche da anni. Nel corso del suo viaggio in Libano dopo l’assassinio del segretario generale di Hezbollah Hassan Nasrallah, il ministro degli Esteri iraniano ha parlato degli sforzi dell’Iran per raggiungere un cessate il fuoco simultaneo in Libano e a Gaza. Il messaggio di Teheran è molto chiaro: una guerra aperta tra Israele (o l’Occidente) e l’Iran non risparmierebbe nessun Paese della regione, ed è quindi nell’interesse di tutti evitare un’eventuale guerra.

In linea con questa forma di “dissuasione diplomatica”, i giornali, sia riformisti che conservatori, stanno evitando di seminare il panico tra la popolazione evocando la possibilità di un imminente attacco totale da parte di Israele. L’impressione è che le guerre a Gaza e in Libano abbiano messo fine, almeno temporaneamente, alle solite diatribe tra riformatori e conservatori, auspicando così una forma di “riconciliazione nazionale”.

Gli affari vanno avanti

D’altronde, Teheran continua a ribadire il suo sostegno agli alleati che fanno parte dell’“asse della resistenza”. Durante il suo viaggio a Beirut, Mohammad Ghalibaf, presidente del parlamento della Repubblica Islamica dell’Iran, ha dichiarato: “Parteciperemo alla ricostruzione del Libano”. Di recente, il presidente ha inoltre dichiarato che l’Iran è pronto a negoziare con Parigi per un cessate il fuoco in Libano.

Al primo vertice dell’Unione Europea con la partecipazione di sei monarchie del Golfo Persico che si è tenuto il 16 ottobre 2024, i leader dell’Unione Europea (UE) hanno dichiarato: “Le operazioni militari di Israele a Gaza e in Libano, così come il rischio di una guerra regionale su larga scala, saranno la questione principale da affrontare in questo vertice”. Tuttavia, poco prima del summit, l’UE ha emesso nuove sanzioni contro sette compagnie iraniane, tra cui tre compagnie aeree di bandiera, costringendo la Iran Air a sospendere tutti i suoi voli verso l’Europa, ad eccezione di Londra. Le nuove sanzioni non dovrebbero avere un impatto significativo sul regime, ma rischiano di complicare non di poco la vita degli iraniani della diaspora che vogliono tornare in patria. I viaggi verso l’Europa e il resto del mondo sono possibili solo attraverso i paesi vicini, come la Turchia, gli Emirati Arabi Uniti o il Qatar.

La mattina del 26 ottobre, appena sveglio, scopro che c’è stata la risposta israeliana con un attacco alle basi militari nelle province di Teheran, del Khūzestān (sud-ovest) e di Ilam (ovest). I media statali parlano però di danni parziali.

Nonostante ci sia stato l’attacco, non noto alcun cambiamento nel comportamento della gente. Tutto appare tranquillo e i raid di Israele non sembrano aver suscitato troppo interesse. In metropolitana, cerco di parlarne con un giovane studente, che non è informato sugli eventi. Scendo alla fermata del quartiere universitario, dove sono concentrate numerose librerie, ma noto la stessa indifferenza. Con mia grande sorpresa, la gente sembra essere disinteressata.

Ancora più sorprendente è il fatto che il prezzo del dollaro, salito nei giorni scorsi, è leggermente calato il giorno dopo l’attacco, mentre la Borsa ha registrato il segno più dopo diversi giorni in rosso. Sembra che il mondo degli affari, compreso quello dei commercianti, dopo aver tirato un sospiro di sollievo per la serie di raid “soft”, ora stia dicendo: va bene, possiamo continuare con le nostre attività.

In molti pensavano che Netanyahu avrebbe attaccato l’Iran alla vigilia delle elezioni presidenziali americane del 5 novembre 2024, in modo da mettere il prossimo inquilino della Casa Bianca di fronte al fatto compiuto. Anche i leader iraniani avevano già messo in guardia contro l’eventualità di una guerra, promettendo una reazione ancora più violenta di quella del 1° ottobre. Ma, per ora, la palla sembra essere tornata di nuovo al centro.

1Movimento di rivolta scoppiato in Iran nel settembre 2022 in seguito all’omicidio, da parte della polizia morale, di Mahsa Amini, una giovane curda iraniana, rea di aver indossato il velo in modo non corretto. [Ndr].

2Il toman è un multiplo della valuta ufficiale dell’Iran, il riyal. Il “toman”, il cui nome deriva da una parola turca che significa «dieci migliaia», è stato la valuta dell’Iran fino al 1932. [NdT].

3Durante la rivoluzione iraniana, girava voce tra la popolazione che l’immagine dell’Ayatollah Khomeini fosse apparsa sulla luna. Questo evento è stato usato per anni dai monarchici per etichettare la rivoluzione iraniana come la rivolta di un popolo ignorante.