Inchiesta

Israele. Yair Netanyahu, il giullare alla destra del padre

Primogenito dell’attuale premier, Yair Netanyahu è un personaggio emergente sulla scena dei social media israeliani. Sostenitore dichiarato del suprematismo identitario ebraico, è amatissimo dai coloni. Il ritratto di un “influencer” che fa impallidire Éric Zemmour.

Yair Netanyahu ospite al ricevimento presso l’ambasciata Usa per l’Independence Day, 2 luglio 2019.
David Azagury/U.S. Embassy Jerusalem/Flickr

Se avete amato il nonno, Benzion Netanyahu, storico che aderì al sionismo revisionista della destra più radicale, ammiratore dichiarato di Mussolini negli anni 1920 e, già all’epoca, acerrimo nemico dei musulmani, i “barbari”. Lo scrittore americano Joshua Cohen lo ha reso protagonista, spregevole e comico, di un romanzo che gli è valso il Premio Pulitzer 2022 negli Stati Uniti1;

Se avete adorato il padre, Benyamin, il premier più longevo alla guida del governo israeliano, cantore della “Grande Israele”, oggi sulla graticola per delle bazzecole: tre procedimenti giudiziari e centinaia di migliaia di oppositori in piazza che fischiano il suo nome;

Allora impazzirete per il rampollo del premier Netanyahu: Yair, terza generazione della dinastia, dichiarato suprematista ebreo e soprannominato in giro “Yair il matto”, ma che alcuni vedono come l’astro nascente della politica israeliana.

“Ehi fratello, devi essere molto gentile con me”

Siamo nell’estate del 2015. Yair e il suo amico Kobi escono ubriachi da un club di striptease di Tel Aviv. I due amici decidono di andare a cercare delle prostitute. Kobi consiglia un posto, ma Yair si rifiuta di pagare il taxi. Allora Kobi insiste perché l’amico gli deve già un mucchio di soldi. Ma tutti sanno che Yair, proprio come sua madre, pensa che tutto gli sia dovuto. A quel punto, il rampollo sbotta: “Ehi fratello, devi essere molto gentile con me. Mio padre ha combinato un grosso affare da 20 miliardi di dollari col tuo. Non vorrai piagnucolare per 400 shekel che ti devo, brutto stronzo”.

Il problema è che Kobi è il figlio del miliardario Ori Maimon, principale azionista israeliano nello sfruttamento dei giacimenti di gas scoperti allora nel Mediterraneo. Altro problema: la conversazione è stata registrata. Da chi? Forse dall’autista. Tre anni dopo, una tv israeliana manda in onda il file audio.

Le conseguenze mettono in forte imbarazzo il figlio e il premier, che parlerà di “uno scherzo tra due ragazzi”. La cosa verrà presto dimenticata e così, da allora, Yair continua a riscuotere l’affetto dei circoli suprematisti ebraici in Israele.

Oggi conta oltre 170.000 “follower” su Twitter, il suo podcast, “The Yair Netanyahu Show”, è un vero e proprio must per il movimento. Yair conduce anche un programma ogni venerdì sull’emittente radiofonica Galei Israel, che ha sede all’interno di un insediamento in territorio palestinese occupato. Nel programma, il figlio del premier fa dichiarazioni di un tale razzismo che neanche uno come Zemmour si sognerebbe di poter pronunciare così impunemente.

Cos’è che attrae tanto i suoi ascoltatori? Innanzitutto, il suo parlare senza peli sulla lingua. Come Trump, Yair Netanyahu mescola provocazioni e fake news in un linguaggio “cash” senza freni. Di settimana in settimana, sputa veleno sui suoi bersagli preferiti: gli arabi, l’islam, gli intellettuali e gli artisti progressisti o, più semplicemente, tutti quelli che rivolgono la minima critica a suo padre.

L’auspicio “che muoiano (di coronavirus) quelli di sinistra”

Nel luglio 2020, secondo l’agenzia di stampa internazionale Associated Press, nel giro di un mese, Yair ha chiesto l’espulsione delle “minoranze” (leggi: i/le palestinesi) da Tel Aviv , ripreso una teoria della cospirazione secondo cui Barack Obama sarebbe nato in Kenya, chiesto a una giornalista israeliana a lui non gradita se fosse andata a letto con qualcuno per avere quel posto, chiamato “Gestapo” e “Stasi” la polizia che stava indagando su suo padre per sospetti di corruzione.

Alla fine di marzo, sul quotidiano israeliano Haaretz, un giornalista israeliano ha così definito il suo credo:

“Dare una risposta semplice a qualunque problema. Gli immigrati? Li rimandiamo indietro. I terroristi? Li ammazziamo. Il terrorismo? Lo sradichiamo. L’Iran? Lo bombardiamo. La Corte Suprema? La restituiamo alla gente. Il ministro della Difesa dice che la riforma che vogliamo approvare minaccia la sicurezza del paese? E noi lo mandiamo via!”.

Negli ultimi 10 anni, è impressionante l’elenco di bravate e la quantità di “teorie complottiste, assurdità e menzogne” pronunciate da questo ragazzo, oggi trentunenne. Nel 2019, Yair ha accusato Martin Indyk, ex ambasciatore americano a Tel Aviv, di voler “distruggere Israele”. Poi nel 2020, ha lanciato accuse contro i manifestanti ostili al padre di essere “finanziati con fondi europei, da Soros, dal pedofilo Epstein e Ehud Barak”2.

Lo stesso anno, è stato trattato da guest star in Germania dall’Alternative für Deutschland (AfD), il partito di estrema destra che ha accolto al suo interno i neonazisti. Nel 2021, aveva pubblicato un post su Twitter contro le proteste dei militanti di sinistra: “Spero che a morire (di coronavirus) saranno quelli del vostro blocco”.

Cambiare il significato delle parole

Da quando, nel novembre 2022, suo padre ha rivinto le elezioni in Israele, e poco dopo l’insediamento del nuovo esecutivo che ha portato al governo l’estrema destra coloniale, sembra che i comportamenti del “matto” non abbiano più alcun freno – come, in parallelo, quelli della parte dell’opinione pubblica israeliana che sostiene l’alleanza dell’estrema destra e dei partiti religiosi. È come se la loro ascesa al potere avesse scatenato nella società israeliana gli istinti più bassi e la più vile propensione alla brutalità.

Appena insediatosi il nuovo governo, Yair, in un’intervista3, ha definito “traditori” i pubblici ministeri e la polizia che conducono indagini su suo padre, dichiarando, inoltre, che in Israele la legge “punisce il tradimento con la pena di morte”. Dimentica però che la legge israeliana è applicabile solo per alto tradimento in tempo di guerra. La reazione di papà Benjamin è stata: “Anche se ognuno ha il diritto ad esprimere la propria opinione, non sono affatto d’accordo con quelle affermazioni”.

Il 18 marzo 2023, per denunciare le crescenti proteste in Israele contro la riforma della giustizia che limita i poteri della Corte Suprema e che il premier Netanyahu intende far votare, Yair ha paragonato i manifestanti alle SA, le squadre d’assalto istituite da Hitler in Germania. Su Twitter, ha accusato anche l’attuale Dipartimento di Stato americano di “essere dietro le proteste per rovesciare Netanyahu al fine di raggiungere un accordo con gli iraniani”. La sua fonte? Breibart News, il sito della “destra alternativa” americana. E chi c’è dietro questo complotto? Ovviamente, il finanziere George Soros.

Ma gli attacchi al magnate d’origine ebraica e i riferimenti ai nazisti per qualificare i suoi oppositori non sono solo delle semplici aberrazioni. Come per Trump, anche per Yair c’è un uso sistematico dell’inversione di senso. Così è stato per le accuse di “nazismo”, di agire da “kapò”, da SS o SA… cose dette a vanvera per qualificare, o meglio squalificare, qualsiasi avversario. Nel 2020, ad esempio, il terzo Netanyahu, che detesta ogni forma di collettività, ha paragonato i kibbutz alla “Germania nazista”.

Quando si detesta qualcuno, lo si tratta da nazista, è questa la regola. Nel 2017, The Daily Stormer, un sito americano neonazista, ha definito Yair Netanyahu un “assoluto fratello”4. La formula è nota: più la spara grossa, più funziona. Questo è il motivo per cui Yair ha twittato, a marzo 2023, che i manifestanti che protestano contro suo padre “non sono né manifestanti, né anarchici. Sono dei terroristi”. Nazista, terrorista, è la stessa cosa; le parole servono solo a calunniare l’avversario.

“Trovati un marito arabo e lasciaci in pace”

È strano che Netanyahu Terzo sia un habitué dei tribunali? Spesso accusato di diffamazione, molte volte è lui il primo ad accusare i suoi avversari. Giustizialista compulsivo, pensa di averla vinta in ogni caso. Se vince, giustizia è fatta. Se perde, è lo Stato profondo che è marcio. Un esempio tra tanti. L’ex deputata laburista diventata ambientalista, Stav Shaffir l’aveva apostrofato come “razzista” e “bullo”. E lui l’ha denunciata per diffamazione. Al processo, la tesi di Yair è stata quella di sostenere il legame della deputata con il “pedofilo Epstein”, chiudendo così la sua arringa: “Trovati un marito arabo, convertiti all’islam e lasciaci in pace”5. Yair, ovviamente, ha perso il processo, ma ha guadagnato consenso tra i suoi sostenitori.

In Israele, paese dove i sondaggi all’epoca davano il 70%, se non addirittura il 75%, degli israeliani a favore della rielezione di Trump, questi atteggiamenti non creano sconcerto più di tanto. Di conseguenza, a gennaio 2023, su invito del presidente “illiberale” Viktor Orbán, Yair ha partecipato a una conferenza a Budapest dove ha spiegato che “criticare George Soros non è antisemita” di fronte a una platea di autorità ungheresi che hanno eletto a proprio idolo storico Miklós Horthy, reggente d’Ungheria dal 1920 al 1944, che aveva introdotto le leggi antiebraiche prima ancora che le adottasse la Germania nazista.

Ormai influencer di successo, Yair Netanyahu mantiene ottimi rapporti con i rappresentanti riconosciuti della destra alternativa, nuovo nome dell’estrema destra identitaria occidentale. Quali sono le sue ambizioni politiche? Non è chiaro. Di sicuro, Yair è un ambizioso. Ma la sua linea politica è meno netta. Quel che è certo è che ha sempre vissuto in un clima protettivo trattato come un principe. Aveva appena 4 anni quando suo padre, Benjamin, è andato al governo per la prima volta per poi regnare sul paese per 14 anni. Tra una madre, Sara, che ha dimostrato fino alla nausea di considerare il mettersi al servizio dello Stato come un mettere lo Stato al proprio servizio, e un padre acclamato dai suoi sostenitori come “Bibi, re d’Israele”, non occorre essere un fine psicologo per comprendere il motivo per cui Yair Netanyahu si sia sempre comportato come quei giovani sovrani che si sentono onnipotenti e non accettano alcun vincolo. Ma, in questo caso, non è il solo. Vale anche per quei coloni fanatici dell’ideologia che conducono azioni da pogrom contro i palestinesi con lo stesso atteggiamento di legittima impunità.

Una discussa influenza

Ciononostante, non è ancora chiara la reale influenza di Yair sul padre. Secondo alcuni commentatori israeliani, Netanyahu continua a mantenere il controllo, servendosi di suo figlio per vedere fin dove è possibile spingersi agli occhi dell’opinione pubblica. Al contrario, per Ben Caspit, biografo di Benjamin Netanyahu, sono la moglie e il figlio del premier “ad avere un ruolo-guida” e sono i consulenti più influenti del premier.

Gira voce, ad esempio, che, nel 2016, quando l’esercito era in procinto di punire, sulla base di prove video, il soldato Elor Azaria per aver ucciso a sangue freddo un giovane palestinese già ferito e immerso nel sangue, Netanyahu in un primo momento aveva dato parere favorevole. Ma poche ore dopo, il premier ha cambiato idea. Yair gli aveva mostrato sui social le “mille reazioni indignate” dei giovani israeliani e così il capo del governo si è recato di corsa a casa dei genitori del militare arrestato.

Secondo Nir Hefetz, ex consigliere di Netanyahu padre, diventato “testimone di Stato” nei processi in corso (vale a dire collaboratore dell’accusa in cambio del ritiro di ogni accusa a suo carico), Yair ha una grande influenza sulle decisioni politiche di suo padre. A quanto pare, Benjamin Netanyahu avrebbe rimandato un viaggio in India nel 2017 per il violento scoppio d’ira di suo figlio per non essere stato invitato nella delegazione israeliana.

A detta di molti in Israele, l’influenza di Yair ha cominciato a prendere piede anche nel più grande partito del paese, il Likud, come possibile alternativa a suo padre dopo che quest’ultimo ha incontrato delle difficoltà dopo quattro elezioni consecutive dall’aprile 2019. “Ci piacerebbe ignorarlo [Netanyahu figlio], come un bambino difficile che continua a mettere in imbarazzo suo padre. Ma la verità è che è molto influente”, aveva detto nel 2020 Raviv Drucker, rispettato reporter della tv israeliana (e odiato dai Netanyahu).

Yair ha però un handicap. Il potere di suo padre appare in declino. Non solo perché l’estrema destra radicale lo tiene in ostaggio, ma anche perché la sua immagine si sta lentamente intaccando. Il 10 aprile, il premier Netanyahu ha tenuto una conferenza stampa. Alla domanda sul ruolo di suo figlio, ha detto: “Yair non ha alcuna influenza. È una persona indipendente, con le sue opinioni”.

L’ex primo ministro Naftali Bennett si è precipitato alla radio per dichiarare: “Netanyahu è un irresponsabile. Sembrava quasi di ascoltare suo figlio Yair”. E la frase non era un complimento. Anche Avigdor Lieberman, che è stato suo ministro della Difesa, ha osservato su Galei Tsahal, la radio militare: “Netanyahu non prende più alcuna decisione. Sta solo eseguendo gli ordini di suo figlio”6. Che sia vero , falso o plausibile, questo non è un buon segno, né per il papà né per il figlio.

1I Netanyahu, trad. it. di Claudia Durastanti, Torino, Codice Edizione, 2022

2Yair odia l’Unione Europea; George Soros è un ebreo americano, magnate della finanza e progressista, il bersaglio preferito dell’“alt-right”, l’estrema destra americana; Jeffrey Epstein era un miliardario che organizzava orge e si è suicidato nel 2019; Ehud Barak è un ex primo ministro laburista israeliano

3«Indictment of Netanyahu for corruption - an act of treason, son says», Ynet, 25 dicembre 2022.

4Daniel Estrin, «Netanyahu’s Son Yair Stirs Up Controversy With Anti-Semitic Cartoon», 11 settembre 2017.

5«Israeli Court Rules MK’s Claim That Yair Netanyahu Is ‘Racist’ Not Libelous», Haaretz, 30 marzo 2023.

6Amir Tibon, «Israel’s ’Yair Netanyahu Problem’ : The PM’s Alter Ego Sowing Internal Strife and Tensions With Washington», Haaretz, 11 aprile 2023.