Marocco. Gli studenti dell’Università del re solidali con Gaza

Lanciato dagli studenti dell’università più prestigiosa ed esclusiva del Marocco, l’appello per interrompere la collaborazione scientifica con le istituzioni universitarie e di ricerca israeliane mette in luce la vera portata della normalizzazione tra i due paesi.

L'immagine mostra un'architettura moderna caratterizzata da una struttura ampia e luminosa. La copertura in vetro permette alla luce naturale di filtrare, creando un ambiente aperto e arioso. Le pareti laterali presentano un design minimalista, con elementi di legno e cemento che si combinano armoniosamente. Al centro, una passerella in legno collega le diverse aree, accentuando una sensazione di continuità e apertura nello spazio. La scena è caratterizzata da linee pulite e forme geometriche, suggerendo un design innovativo e funzionale.
Agorà dell’Università Politecnica Mohammed VI (UM6P)
Aminezr23 / wikimédia

Nessuno avrebbe potuto immaginare una simile iniziativa considerando l’ambiente e il livello dell’università, il profilo dei laureati e la normalizzazione in atto con Israele fortemente voluta dal re. Un appello che ha, infatti, visto coinvolti quasi 1.300 tra studenti e laureati del Politecnico Mohammed VI (UM6P) che “hanno chiesto alla loro università la rottura dei rapporti con i vari partner israeliani”, con un comunicato del 25 giugno 2024, di cui Orient XXI ha ottenuto una copia:

Ai media e all’opinione pubblica nazionale e internazionale esprimiamo il nostro dissenso e la nostra ferma disapprovazione in merito agli accordi tra la nostra università e i partner israeliani che contribuiscono all’occupazione, all’apartheid, ai crimini di guerra e al genocidio che sta attualmente avvenendo nella Striscia di Gaza. Siamo inoltre determinati a portare avanti la lotta con ogni mezzo legittimo per esprimere il nostro netto rifiuto a ulteriori collaborazioni con tali partnership.

La portata della cooperazione tra il Politecnico e le università israeliane, accuratamente documentata dagli studenti marocchini, è una vera e propria scoperta sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. Sono 8 le università e i centri di ricerca israeliani, tra i più importanti e anche controversi, ad essere coinvolti in questa cooperazione, soprattutto nel campo della tecnologia degli armamenti: si tratta dell’Università Bar-llan, dell’Università Ben-Gurion, dell’Università di Tel Aviv, del Galilee Western College, dell’Università Ebraica di Gerusalemme (HUJI), dell’Istituto Technion-Israel Institute of Technology, dell’Università Reichman, e del Sapir Accademic College.

Tecnologie utilizzate contro Gaza

Uno degli esempi più sconcertanti, segnalato dagli studenti dell’UM6P nel loro comunicato, riguarda il Technion-Israel Institute of Technology:

Il Technion forma ingegneri specializzati che operano in aziende che producono armi, oltre a formare dirigenti di vertice e gran parte dei riservisti dell’esercito. I ricercatori del Technion stanno sviluppando droni e bulldozer telecomandati in grado di fornire supporto all’esercito israeliano (IDF) per la distruzione di edifici palestinesi1, oltre a fornire sistemi in grado di scoprire tunnel sotterranei, destinati soprattutto all’assedio di Gaza2

Altro esempio altrettanto inquietante è quello dell’Università Ebraica di Gerusalemme (HUJI), con la quale UM6P intrattiene rapporti di cooperazione, stando a quanto scrivono i firmatari del comunicato:

L’HUJI ospita il programma Talpiot che prevede prestigiosi programmi di addestramento dell’IDF, oltre a consentire la presenza di una base militare all’interno del campus3. I laureati seguono i loro corsi di laurea mentre prestano servizio nell’esercito, utilizzando la loro esperienza per promuovere la ricerca e lo sviluppo di Tsahal4 in ruoli di leadership tecnologica. I suoi campus e le sue infrastrutture si estendono nei territori palestinesi occupati e negli insediamenti di Al-Quds, nome arabo della città di Gerusalemme5. Michael Federmann, che dirige Elbit Systems, la più grande azienda privata di armi israeliana, è anche il presidente del consiglio di amministrazione dell’HUJI.

Il comunicato è arrivato solo pochi giorni dopo uno “scalo tecnico” del 6 e 7 giugno, che ha consentito all’Ins Komemiyut, una nave da guerra israeliana proveniente dagli Stati Uniti, di 2.500 tonnellate lunga 95 metri e larga 20, di fare rifornimento nel porto di Tangeri, il più grande del Marocco, prima di proseguire la sua rotta verso il porto di Haifa. Il Gruppo di lavoro nazionale per la Palestina, una Ong marocchina, ha definito l’attracco di una “nave da guerra della marina israeliana” al porto di Tangeri come “una vera e propria umiliazione per il popolo marocchino”, invitando le autorità ad “aprire un’inchiesta per individuare le responsabilità e le sanzioni”.

“Un’istruzione classista”

Il Politecnico Mohammed VI (UM6P) non è un’università qualsiasi. Prima di tutto, si tratta di un’università di ricerca privata, tra le istituzioni accademiche più esclusive di tutto il paese, con un criterio di selezione basato sul merito del candidato, sulle sue capacità, sul suo status sociale ma, soprattutto, sul valore del suo portafoglio: ha un costo di 8.500 euro l’anno tra tasse universitarie e iscrizione. È la fucina della futura classe dirigente politica, amministrativa ed economica del regno, il simbolo dell’istruzione universitaria privatizzata e classista.

La UM6P è anche l’università in cui il principe ereditario Hassan segue i suoi corsi di laurea dopo aver superato l’esame di maturità al Collège royal nel giugno 2020 “con lode”, secondo la sua biografia ufficiale. Ovviamente non figura tra i firmatari del comunicato. Nato l’8 maggio del 2003, il principe, solitamente discreto e legatissimo alla madre, la principessa Salma, ha scelto l’indirizzo in Relazioni internazionali all’interno della facoltà di Scienze dell’Amministrazione, Scienze Economiche e Sociali, una filiale dell’UM6P, con sede a Sala Al Jadida, nei pressi di Rabat.

Il finanziatore e “fondatore” ufficiale di UM6P è l’Office chérifien des phosphates (OCP Group), un gruppo industriale di proprietà statale e leader mondiale della produzione ed esportazione di fosfato ed acido fosforico. Viene spesso utilizzato dallo Stato marocchino come una sorta di bancomat per finanziare il soft power e promuovere l’immagine della monarchia in Europa, soprattutto in Francia, oltre a promuovere la “marocchinità” del Sahara occidentale. L’OCP è, ad esempio, il principale finanziatore straniero dell’Istituto francese di relazioni internazionali (IFRI), un think tank dedicato agli affari internazionali, con sede a Parigi, che si definisce un “centro indipendente di ricerca e dibattito dedicato all’analisi delle questioni internazionali”. Tra i membri del suo consiglio di amministrazione siede guarda caso... l’amministratore delegato di OCP, Mostafa Terrab.

“Uno pseudo-centro di ricerca”

L’attività “accademica” dell’Office chérifien si svolge dietro la sigla di uno pseudo-centro di ricerca, il Policy Center for the New South, diretto da Karim El Aynaoui. La sede? Il campus UM6P. El Aynaoui è membro del consiglio strategico della... IFRI. E da quando l’OCP ha creato il Policy Center, strutturalmente legato all’UM6P, è diventato il consigliere non ufficiale del principe Hassan, il ché conferisce a questa università una dimensione e uno statuto particolare. Questo spiega la reazione sostanzialmente ostile della sua amministrazione di fronte alle richieste degli studenti di interrompere ogni forma di cooperazione con le università israeliane, come recita il comunicato degli studenti:

Gli studenti e le studentesse, insieme ai laureati e alle laureate, hanno inizialmente scelto un approccio interno, graduale e costruttivo per lasciare alla presidenza dell’università la possibilità di dare un parere favorevole. Purtroppo, di fronte al netto rifiuto, il movimento continuerà ovviamente a portare avanti le sue richieste. La nostra iniziativa nasce dalla volontà di garantire che la nostra università sia dalla parte giusta della storia, basandosi sul fatto che noi, studenti e laureati, rappresentiamo l’università e l’università, a sua volta, rappresenta noi. Esprimiamo quindi la nostra preoccupazione per il comportamento dal punto di vista etico della nostra università. Non possiamo restare in silenzio di fronte a questa situazione anomala.

Contattato da Orient XXI, uno dei firmatari, che ha chiesto di mantenere l’anonimato, ha dichiarato che “l’amministrazione UM6P ha chiaramente e ufficialmente precisato via e-mail che non verranno presi provvedimenti nei confronti dei firmatari coinvolti in questa mobilitazione. Una dichiarazione che prendiamo sul serio, sperando che mantengano la parola”.

1Amos Levav, “Remote Control” In the Service of the IDF Technion Experts Develop Remote Control For Driverless D-9 Bulldozer and Hummer Jeep”, Medium, 6 febbraio 2024.

2Technion Spokesperson, “Technion Experts Research A Way To Detect Tunnels By Using Fyber Optics”, Hayadan, 2009.

3Sito web del Ministero della Difesa israeliano, presentazione del programma Talpiot.

4Abbreviazione di Tzva HaHagana LeYisra’el. [NdT].

5“Al Qods-Jérusalem Hebrew University expansionist plans”, Monitoring Israeli Colonizing activities in the Palestinian West Bank and Gaza, 7 dicembre 2004.