È il 10 novembre 2023. In un caos indescrivibile, l’esercito israeliano ordina l’evacuazione dell’ospedale pediatrico al-Nasr, nella zona settentrionale di Gaza. Costretto da un ultimatum ad abbandonare la struttura, lo staff medico è costretto a lasciare nel reparto di terapia intensiva cinque bambini, nati prematuri, attaccati ai respiratori per l’impossibilità di trasportarli senza un’ambulanza attrezzata. Viene informato un ufficiale israeliano che assicura che sarà fatto il possibile. L’ospedale, che si trova in una zona di intensi combattimenti, resta però inaccessibile.
Circa due settimane dopo, durante la tregua, Mohammed Baalousha, inviato che lavora per il quotidiano Al-Mashhad degli Emirati Arabi Uniti, entra con la sua telecamera nell’ospedale fantasma. Il 27 novembre, nel reparto di terapia intensiva, il reporter scopre una scena agghiacciante: corpi di neonati senza vita in stato di decomposizione. Ecco come la descrive la CNN, che ha potuto visionare una copia inalterata del video girato dal giornalista:
I piccoli corpi dei bambini, molti dei quali ancora attaccati ai fili e ai tubi che dovevano tenerli in vita, si stanno decomponendo nei loro letti d’ospedale. Bottiglie di latte e pannolini di ricambio sono ancora accanto a loro sulle lenzuola.
In totale stato di decomposizione, i corpi “sembrano scurirsi e disintegrarsi [...] e in alcuni letti sono rimasti poco più che scheletri […] Mosche e vermi strisciano visibilmente sulla pelle di un bambino”. Dietro sua richiesta, Stefan Schmitt, un anatomopatologo della Florida International University, riesce ad esaminare il video, stimando che i cinque bambini sono ormai in “avanzato” stato di decomposizione. Dal suo esame risulta che non ci sia stato alcun intervento dopo l’abbandono dei neonati. Secondo il parere dell’anatomopatologo: “Quei resti si sono decomposti in situ, cioè si sono decomposti lì su quei letti […] Lo si vede dai fluidi corporei che sono fuoriusciti nel corso della decomposizione”.
Colpiti durante l’evacuazione
Le indagini incrociate di diversi media e della Ong Euromed, che ha chiesto una commissione d’inchiesta internazionale indipendente, evidenziano la responsabilità di Israele in questa terribile storia. Dopo un’indagine approfondita, i giornalisti della CNN hanno potuto ricostruire la vicenda in un articolo pubblicato l’8 dicembre. Nei loro resoconti, i responsabili e il personale sanitario concordano che sia stata un’evacuazione senza ambulanze, nel panico generale.
In un video pubblicato il 9 novembre, il dottor Mustafa al-Kahlout, direttore degli ospedali pediatrici al-Nasr e al-Rantissi – che si trovano a 500 metri di distanza l’uno dall’altro, entrambi evacuati con la forza – riferisce che l’ospedale al-Nasr è stato “colpito due volte”, riportando “numerosi danni”, che nei reparti di terapia intensiva “è stata interrotta la fornitura di ossigeno”, che almeno un paziente è morto, mentre altri hanno rischiato di morire. Il direttore descrive una situazione apocalittica: “Siamo circondati... le ambulanze non possono raggiungere l’ospedale e chi ci ha provato è stato colpito”.
In una registrazione audio, resa nota dall’esercito israeliano l’11 novembre, di una conversazione tra un alto dirigente non identificato dell’ospedale al-Rantissi e un responsabile dell’ufficio israeliano per il coordinamento nei Territori palestinesi (COGAT), riguardo all’evacuazione dei due ospedali, il direttore avvisa l’agente del COGAT che le ambulanze non possono raggiungere l’ospedale, e l’israeliano risponde: “Organizzerò il coordinamento con il pronto soccorso. Stia tranquillo, sono in contatto con l’esercito, andrà tutto bene”. “Le ambulanze porteranno i pazienti e il personale medico?”, chiede il direttore dell’ospedale. “Nessun problema”, risponde l’ufficiale israeliano. Ma le ambulanze non sono mai arrivate. Quando i pazienti e il personale sanitario hanno cominciato a evacuare l’ospedale a piedi, con improvvisate bandiere bianche in mano come concordato con l’agente del COGAT, sono stati presi di mira da colpi di arma da fuoco, come dimostra un video del 10 novembre.
Secondo Euromed, il dottor Al-Kahlout “ha detto di aver informato l’ufficiale dell’esercito israeliano […], riferendo che [i neonati] non potevano essere trasportati, e l’esercito [in risposta] lo ha informato che ne era a conoscenza e che avrebbe agito” di conseguenza. La Ong riferisce inoltre che durante un colloquio telefonico (di cui non è stata precisata la data) con il direttore dell’ospedale, un ufficiale israeliano ha affermato che tutti i neonati rimasti nella struttura erano stati messi in salvo e trasferiti in un luogo sicuro.
In una registrazione audio del 10 novembre diffusa da Medici Senza Frontiere (MSF), un infermiere volontario, presente con la sua famiglia che si era rifugiata nell’istituto, sostiene che il personale medico aveva l’obbligo di evacuare l’ospedale in trenta minuti. L’infermiere dice di essere riuscito a portare con sé un neonato quando è fuggito e poi di averlo consegnato a un’ambulanza diretta all’ospedale Al-Shifa. Ma riferisce anche che quattro neonati sono stati lasciati in terapia intensiva. Da parte loro, Euromed e il canale emiratino Al-Mashhad parlano di cinque neonati ritrovati in stato di decomposizione dopo la tregua. Nella registrazione, l’infermiera lamenta che:
Vedere i miei pazienti morire davanti ai miei occhi è stata la cosa più terribile che abbia mai vissuto, è indescrivibile. È una cosa che ci ha spezzato il cuore, non potevamo aiutarli né trasportarli, siamo riusciti a stento a scappare con i nostri figli. Siamo dei civili, facciamo parte di un’equipe medica.
Anche il direttore degli ospedali di Gaza presso il Ministero della Salute, il dottor Mohammad Zaqout, ha dichiarato alla CNN: “Li abbiamo informati che i neonati erano a letto e non potevano essere evacuati. Abbiamo preso in braccio altri bambini quando siamo stati costretti a evacuare”.
La smentita israeliana e il mancato impegno del CICR
In un articolo del 12 novembre, il Washington Post fa il nome di Mohamed Abou Mughaissib, vice coordinatore medico di MSF a Gaza, in merito al caso:
Il personale medico è stato evacuato a causa dei bombardamenti dell’ospedale pediatrico e non è riuscito a mettere in salvo i neonati portandoli via. È per questo che il personale ha lasciato cinque neonati da soli nel reparto di terapia intensiva, attaccati alle incubatrici. […] E si sono trovati nella situazione di dover abbandonare i neonati soli con i respiratori.
Da parte sua, l’esercito israeliano ha fermamente respinto ogni responsabilità per la morte dei neonati. “Dal momento che Tsahal1 non ha operato all’interno dell’ospedale al-Nasr, le accuse non solo sono false, ma rappresentano anche uno uso perverso di vite innocenti, utilizzate come strumenti per diffondere pericolose fake news”, ha dichiarato l’esercito alla CNN. Alle domande del canale americano sul perché non avesse fornito ambulanze per l’evacuazione, come aveva promesso l’ufficiale del COGAT nella conversazione registrata con il direttore dell’ospedale, e visto che era anche al corrente della presenza di neonati nel reparto di terapia intensiva, come riferito dal dottor Zaqout, l’esercito israeliano non ha fornito alcuna risposta. In una serie di botta e risposta online con i giornalisti, il portavoce dell’esercito Doron Spielman ha liquidato la storia come una “voce infondata”: “Non ci sono stati bambini prematuri morti e decomposti per colpa dell’IDF; probabilmente non esistono nemmeno bambini decomposti”, ha buttato là. “È Hamas il responsabile dell’ospedale al-Nasr. Noi non abbiamo mai occupato l’ospedale”, ha ribadito.
Il Ministero della Sanità di Gaza afferma, invece, in un comunicato diffuso dopo il video dei resti dei bambini, che l’esercito aveva fornito garanzie al personale dell’ospedale al-Nasr sull’arrivo del Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) per evacuare i pazienti. “Invece, i loro corpi decomposti sono stati ritrovati nei loro letti […] I bambini hanno esalato il loro ultimo respiro da soli, sono morti da soli”. Il CICR ha chiarito in un’intervista alla CNN di aver ricevuto “diverse richieste” di evacuare gli ospedali nel nord di Gaza, ma che a causa delle “condizioni di sicurezza”, non è stato “coinvolto in alcuna operazione o evacuazione, e le squadre non avevano alcun impegno a farlo”. Il CICR ha poi aggiunto che le immagini dei neonati morti dell’ospedale al-Nasr costituiscono una “tragedia indescrivibile”.
Il 16 dicembre, il giornalista Mohamed Baalousha, autore del video, è stato colpito e ferito alle gambe da un cecchino israeliano. Il suo video rimarrà però nella mente di chi l’ha visto. L’avvocato internazionale ed ex capo dell’ufficio legale dell’UNRWA, Johann Soufi sostiene che se un’inchiesta indipendente dimostrasse che l’esercito israeliano, informato della presenza all’interno dell’ospedale dei neonati, abbia imposto con la forza l’evacuazione, ciò costituirebbe un crimine di guerra:
Gli ospedali e i pazienti sono particolarmente protetti dal diritto internazionale umanitario. Sono rarissime le eccezioni a questo principio e, in ogni caso, l’esercito israeliano era vincolato ai suoi obblighi di proporzionalità, precauzione e umanità nei suoi attacchi. I fatti descritti dalla CNN violano questi tre principi.
Già il 12 ottobre, ben prima dell’evacuazione dell’ospedale al-Nasr, su Sky News era stato chiesto all’ex primo ministro israeliano Naftali Bennett cosa potesse dire dei “bambini nelle incubatrici di Gaza a cui è stato spento il supporto vitale perché gli israeliani hanno tagliato la corrente”. La sua risposta riflette già lo spirito con cui si svolgono le operazioni dell’esercito israeliano: “Vi sembra il momento di fare domande sui civili palestinesi? Ma come vi viene in mente?”, ha risposto adirato.
Delle oltre 22.000 vittime dei bombardamenti israeliani a Gaza dal 7 ottobre, più di 5.350 erano bambini. Israele dovrebbe essere processato per ognuna di queste vittime. Il video dei neonati dell’ospedale al-Nasr è una delle immagini più inquietanti di questa offensiva di incredibile brutalità. Tuttavia, non è stata né riportata dai telegiornali trasmessi in tutto il mondo, né ha suscitato alcun commento da parte dei leader occidentali.
Trentatré anni fa, gli Stati Uniti e i loro alleati dichiaravano guerra contro l’Iraq. Una storia, in particolare, aveva commosso il mondo intero ed era servita a mobilitare l’opinione pubblica contro Saddam Hussein. Il 10 ottobre 1990, a Washington, c’erano voluti solo sei minuti perché un’“infermiera” kuwaitiana invocasse l’entrata in guerra. Davanti al Congresso Americano, la giovane in lacrime aveva raccontato che l’esercito iracheno era entrato con la forza nel reparto maternità dell’ospedale al-Addan di Kuwait City, prelevando i neonati dalle incubatrici, scaraventandoli a terra e lasciandoli morire sul pavimento. La storia si rivelò poi falsa, ma consentì al Congresso americano di approvare l’invasione dell’Iraq. L’infermiera Nayirah altro non era che la figlia quindicenne dell’ambasciatore del Kuwait negli Stati Uniti, Saud Nasir al-Sabah, membro della casa reale del Kuwait. La sua testimonianza era stata ideata e scritta da Michael K. Deaver, ex consigliere per le comunicazioni del presidente Ronald Reagan – insieme a molte altre mistificazioni escogitate dagli specialisti della comunicazione2. Ciò che gli americani avevano ideato, alla fine l’ha realizzato Israele.