Diario da Gaza 20

“Come tutte le potenze coloniali, Israele non vuole una società istruita”

Rami Abu Jamous scrive il suo diario per Orient XXI.. Giornalista fondatore di GazaPress, un’agenzia di stampa che forniva aiuto e traduzioni ai giornalisti occidentali, Rami ha dovuto lasciare il suo appartamento a Gaza con la moglie e il figlio Walid di due anni e mezzo. Ora condivide un appartamento con due camere da letto con un’altra famiglia. Nel suo diario, racconta la sua vita quotidiana e quella degli abitanti di Gaza a Rafah, bloccati in questa enclave miserabile e sovraffollata. Questo spazio è dedicato a lui.

L'immagine mostra un edificio in rovina, probabilmente parte dell'Università Al Azhar di Gaza. La struttura presenta segni di distruzione, con macerie sparse e un'atmosfera di desolazione. A sinistra, si può notare un affresco o un murales deteriorato. Due persone si trovano nel campo visivo, una delle quali è in bicicletta. La scena riflette i danni significativi causati da conflitti e la situazione difficile in quella regione.
Gaza, 15 febbraio 2024. L’università d’Al-Azhar dopo il bombardamento dell’esercito israeliano.
AFP

Mercoledì 17 aprile 2024.

È ufficiale: quest’anno, per la prima volta, non ci saranno gli esami di maturità a Gaza, come annunciato dal ministero dell’Istruzione di Ramallah. Va ricordato che, anche dopo l’ascesa al potere di Hamas nella Striscia di Gaza nel 2007, gli esami erano sempre stati uniformati in tutti i territori palestinesi, in Cisgiordania e a Gaza. È molto importante per la Palestina e per tutti i palestinesi che, nonostante la divisione tra i due territori, e tra Fatah e Hamas, ci sia lo stesso sistema scolastico. Ma oggi non è chiaro come si possano sostenere degli esami nella Striscia di Gaza, con il nord quasi completamente raso al suolo e metà degli abitanti sfollati al sud e accampati in tende di fortuna.

In ogni caso, la maggior parte delle scuole e delle università sono state completamente o parzialmente distrutte. A Gaza c’erano 7 università, senza contare gli istituti professionali post-diploma di maturità. La University of Palestine ha appena presentato una comunicazione interna che informa i docenti e il personale che non può più pagare i loro stipendi e che sono liberi di cercarsi un lavoro altrove. È un modo per dire che l’Università è sull’orlo del fallimento. Si tratta di un’istituzione privata, la più recente della Striscia di Gaza. Fondata nel 2007, la University of Palestine ha accolto migliaia di studenti, offrendo molti corsi di laurea, tra cui Ingegneria, Architettura, Medicina.

Solo dei nativi da sfamare e far lavorare

Lo scopo di queste distruzioni prive di valore strategico militare è chiaro: gli israeliani vogliono sopprimere ogni possibile istruzione a Gaza. Come tutte le potenze coloniali, Israele non vuole che una società palestinese istruita, ma solo dei nativi da sfamare e far lavorare. Il loro obiettivo è quello di trasformare una società istruita in una analfabeta. Per noi, l’istruzione ha un valore fondamentale, dal momento che siamo una società giovane. Oltre il 75% dei giovani palestinesi dopo il diploma prosegue gli studi universitari. Secondo le statistiche delle Nazioni Unite, siamo la popolazione più istruita del Medio Oriente. Anche sotto il blocco imposto dal 2007, anche vivendo in una prigione a cielo aperto, tutti i genitori hanno sempre cercato di assicurare un diploma ai loro figli, spesso indebitandosi. I corsi di Medicina della University of Palestine, dell’Università di Al-Azhar e dell’Università Islamica attirano molti giovani. Però, sono corsi molto costosi, l’equivalente circa di 5.000 dollari a semestre.

Completare i 7 anni del corso di laurea in Medicina poteva costare fino a 90.000 dollari, tutto compreso. Si tratta di una cifra enorme per Gaza. Nonostante questo, i genitori hanno sempre spinto i loro figli a studiare, e anche i figli sono sempre stati molto motivati. Noi palestinesi sappiamo bene che la migliore arma contro l’occupazione è l’istruzione.

Anche nelle carceri israeliane, i detenuti palestinesi hanno continuato a studiare. Molti di loro si sono laureati in carcere. Anche chi è stato condannato all’ergastolo, consapevole che non sarebbe mai uscito di prigione, ha comunque conseguito dei master e dei dottorati.

“È finita per sempre”

A Gaza c’era una sola università pubblica, l’Università di Al-Aqsa. Le altre erano private. L’Università Islamica era sostenuta da Hamas, la Al-Azhar da Fatah. Le altre sono state fondate negli anni da gruppi di docenti.

Le istituzioni universitarie versavano in condizioni difficili già prima del 7 ottobre, perché facevano credito a molti studenti che non potevano pagare le tasse universitarie. A un certo punto, l’Università Islamica è finita sull’orlo della bancarotta. È da un po’ che molte istituzioni hanno tagliato gli stipendi dei loro docenti e del personale del 50, se non del 70%. Oggi il sistema scolastico è distrutto. A migliaia di studenti non resta altra scelta che provare a proseguire gli studi altrove. Un altro modo per svuotare la Striscia di Gaza dei suoi giovani e del suo futuro.

Non so come faranno questi ragazzi. Ho ricevuto telefonate da amici che volevano sapere se i loro figli potevano andare al Cairo per continuare gli studi. Purtroppo, l’Egitto non offre una carta di soggiorno per gli studenti. Al momento, solo chi può pagare i 5.000 dollari per uscire da qui può attraversare il confine. Ma per iscriversi a un’università c’è una procedura molto lunga che non è ancora stata ben definita. Si dice che Mohamed Dahlan, l’ex capo della Sicurezza preventiva di Gaza sotto l’amministrazione dell’Autorità Palestinese e ora consigliere degli Emirati Arabi Uniti, stia negoziando con gli egiziani per poter ospitare gli studenti. Ma questo significherebbe far emigrare buona parte dei giovani palestinesi.

Ha cominciato a circolare la notizia della chiusura della University of Palestine. Ho appena ricevuto una telefonata da un amico medico, Moumen Shawa, che ha tre figli che studiavano Medicina all’Università di Al-Azhar, e che teme che anche quest’ultima sia a rischio fallimento:

Ho un figlio che, tra due anni, si dovrebbe laureare in Odontoiatria, e altri due che devono portare a termine il loro corso di formazione in Medicina generale. Ho dato fondo a tutti i miei risparmi per farli studiare.

In un primo momento, il mio amico aveva sperato che la guerra avrebbe fatto perdere ai suoi figli solo un anno di studi, ma ora è convinto che l’istruzione a Gaza “sia finita per sempre”. Mi ha detto che, anche se fosse riuscito a farli entrare in Egitto, non avrebbe avuto la possibilità di pagare le tasse universitarie per una scuola di Medicina, oltre alle spese di soggiorno e all’affitto di un appartamento. Voleva sapere se io, che ho “delle conoscenze”, posso aiutarlo a iscrivere i suoi figli a una facoltà di Medicina in Francia per il prossimo anno: “Ho sentito dire che la Francia sta dando delle borse di studio. La lingua non sarebbe un problema, possono impararla”. Poverino, si fa le domande e si risponde da solo, perché sono risposte che io non ho. Ciò che vuole assolutamente il mio amico è che i suoi figli abbiano la possibilità di continuare i loro studi altrove. Il sogno della sua vita è vedere i suoi figli diventare medici.

Come qualsiasi altro giovane nel resto del mondo

È solo un esempio tra tanti di persone che hanno fatto di tutto, spendendo tutto ciò che avevano per far studiare i propri figli, per farli diventare medici o architetti. La figlia di un altro amico frequentava il secondo anno di Medicina all’Università di Al-Azhar. Anche per lei, il sogno è laurearsi in Medicina. Suo padre mi dice che lei spera di tornare a scuola l’anno prossimo. Per rassicurarlo, gli dico che un anno non è poi così grave, che può continuare a seguire le lezioni online, e che potrebbe considerarlo una sorta di anno sabbatico... Ma, rimanga tra noi, mi ha detto: “Rami, ho paura che non ci sarà più l’università, e che il sogno di mia figlia possa svanire”.

Gli israeliani vogliono impedirci di studiare perché vogliono fare di noi degli ignoranti, ma i giovani palestinesi hanno grandi aspirazioni. Vogliono vivere, proprio come qualsiasi altro giovane nel resto del mondo. Sognano di poter studiare come fanno in Europa, dove non è necessario avere tanti soldi per iscriversi all’università.

Non siamo una società ignorante, sappiamo molto bene quello che sta accadendo. Una celebre frase di Victor Hugo recita: “Ogni bambino a cui insegniamo è un uomo che guadagniamo”. Quanto a noi, ne abbiamo tanti di uomini e donne.